Berlusconi sceglie la linea dura: "Non molleremo un centimetro"

Berlusconi soddisfatto per la tenuta dei suoi sulle leggi costituzionali annuncia battaglia su decreto Milleproroghe, Ilva e banche popolari

Berlusconi sceglie la linea dura: "Non molleremo un centimetro"

È il giorno dell'analisi, della riflessione e dei ragionamenti a mente fredda dopo le scintille parlamentari di una settimana durissima. Conclusa la maratona sulle riforme, di cui ha condiviso la regia con il capogruppo Renato Brunetta, Silvio Berlusconi si riposa ad Arcore e ragiona in alcune telefonate sul nuovo corso inaugurato prima con la dura battaglia d'aula, poi con l'Aventino parlamentare.

Alla luce di quanto si è visto alla Camera sul Dl Boschi - tempi contingentati, sedute-fiume dal clima rovente, la visita notturna di Matteo Renzi a gettare benzina sul fuoco - il gruppo di Forza Italia ha dimostrato una tenuta più che soddisfacente. Berlusconi ci tiene a comunicarlo in maniera esplicita, complimentandosi telefonicamente sia con lo stesso Brunetta, sia con Deborah Bergamini che insieme al capogruppo e a Mariastella Gelmini hanno sovrainteso alle operazioni d'aula.

A questo punto già da martedì si ripartirà, visto che alla Camera si profilano all'orizzonte altri tre passaggi delicati: il decreto Milleproroghe, il decreto Ilva e quello sulle Banche Popolari. La parola d'ordine è sempre la stessa: «Se vogliono opposizione, opposizione sia. Noi non molliamo di un centimetro». Berlusconi, insomma, non ha alcuna intenzione di rinfoderare le armi e rinunciare alla linea dura. Tanto più che paradossalmente le continue forzature di Renzi hanno aiutato il gruppo di Forza Italia a ricompattarsi, fittiani compresi, a dimenticare le piccole e grandi fratture e a ritrovarsi in una vera battaglia politica.

Il presidente di Forza Italia continua a non capire l'utilità degli strappi del premier. «Le possibilità per raggiungere risultati utili e condivisi ci sarebbero state. Il suo approccio, invece, è di chi vuole raccogliere trofei più che fare vere riforme. Così rischia di diventare prigioniero delle proprie forzature e di incontrare difficoltà serie nel resto della legislatura».

Martedì ci sarà l'incontro al Quirinale con il capo dello Stato al quale dovrebbe partecipare una delegazione composta da Brunetta, Gelmini e Mara Carfagna. Una prima presa di contatto in cui si cercherà di capire se «l'arbitro» vorrà intervenire e sanzionare qualche fallo, invitando Renzi al massimo coinvolgimento del Parlamento e al rispetto delle opposizioni, oppure se sceglierà di restare defilato. Renato Brunetta, intanto, prova a mettere pressione addosso alla maggioranza. «Tutto dipende da Renzi. Se smetterà di fare il bullo, noi ci saremo, se continuerà a fare il bullo, peggio per lui» dice il capogruppo. «A Renzi finora è piaciuto vincere facile. Non sarà più così, dovrà rimpiangere l'accordo con Forza Italia». E da Angelino Alfano arriva un invito a riaprire il dialogo. «Sulle riforme sarebbe stato auspicabile avere un più ampio novero di partiti favorevoli. Noi, dopo la rottura abbiamo ritenuto di andare avanti. Al voto finale speriamo partecipi anche Forza Italia, sono per riaprire il dialogo».

Brunetta, però, prevede un percorso accidentato. «La riforma costituzionale nel suo passaggio al Senato riceverà un'accoglienza letale. E nei prossimi giorni alla Camera, sul Milleproroghe, su Banche popolari e politica estera, il governo vedrà i sorci verdi».

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