Il vecchio stadio Brianteo è stato rimesso a lucido: tosate le aiuole, rifatta la segnaletica, riverniciati spogliatoi e tribuna d'onore. Gli ultrà hanno riempito la curva ed esposto striscioni («benvenuto Silvio, grazie del sogno») per salutare il nuovo proprietario. Silvio Berlusconi, circondato dal fratello Paolo, da Adriano Galliani, dall'ad di Fininvest Pellegrino, dai tanti collaboratori usciti dal Milan (fotografi, la direttrice dello stadio Gozzi), è stato accolto da una ovazione: tutti in piedi e applausi come ai vecchi tempi del suo grande Milan. «Sono milanista dalla nascita, non mi occuperò del Monza per raggiungere questo traguardo ma per creare un nuovo modello capace di far emergere i valori eterni del calcio italiano che si stanno perdendo» è stata la sua spiegazione all'arrivo nello stadio, prima della partita con la Triestina (terminata 1-1). Seguito dalla visita alla squadra del Monza scandita dal suo incitamento: «Chi ci crede, combatte, chi ci crede, vince. E fatelo con almeno 3 gol di scarto».
È sembrato l'incipit della nuova missione calcistica ed è invece diventata l'occasione per occuparsi di politica, «dove i valori liberali sono disattesi e avrebbero bisogno di essere rigenerati». Con una premessa fondamentale dedicata ai protagonisti attuali della politica, nessuno escluso, nemmeno Forza Italia: «Non ho nessuna ambizione politica personale ma sono molto, molto preoccupato perché una parte del governo si comporta come se avesse un sentimento di stato etico». La spiegazione è immediata. «Forse è il pensiero di Silvio Berlusconi- lor signori non hanno studiato bene lo stato etico: non significa essere contro chi ruba, significa che uno stato decide cosa sia bene e cosa male per i suoi cittadini. E così facendo trasforma i cittadini in sudditi con una deriva autoritaria».
La sorpresa, anzi la scoperta dolorosa, per Berlusconi, non è tanto nel piano realizzato dal Movimento 5 stelle, noto fin dalla campagna elettorale del 4 marzo. È invece nell'adesione a questa deriva «della squadra di governo composta dai nostri alleati della Lega». Inevitabile a quel punto la risposta allo stoccata del sottosegretario del Carroccio Giorgetti firmata il giorno prima al convegno dei Fratelli d'Italia. «Giorgetti ha dichiarato di essere stato frainteso e ripetuto che il centrodestra rimane compatto e concorre nelle prossime elezioni regionali a cominciare dal Trentino». Diciamola tutta: «Giorgetti si è morsicato la lingua, ci ringrazi se è lì», la chiosa finale sull'argomento. Nemmeno Giovanni Toti, governatore della Liguria, è uscito indenne. Qui Berlusconi è stato elegante con il suo ex pupillo. «Tutti si vogliono mettere in mostra» ha detto per poi tornare invece sugli altri argomenti che gli stanno a cuore: l'Europa, la manovra economica e la «bufala» del reddito di cittadinanza.
Già, la vecchia Europa che «dovrebbe coltivare gli stessi valori praticati dai padri fondatori» e invece «non lo fa perché non c'è una comune politica estera» e perciò «non può sedersi al tavolo con le altre potenze». Già, la manovra. Berlusconi non ha dubbi: «è un disastro, sarà bocciata dall'Ue e avrà conseguenze negative per il risparmio, per la borsa e per il debito pubblico. Spero che in queste poche ore riescano a cambiarla». Bocciatura anche del reddito di cittadinanza. «Basta fare i conti: 780 al mese per un anno fanno 9.
300 euro; nove miliardi diviso 9000 euro fanno poco meno di un milione di persone: non si possono prendere in giro gli italiani»; la stroncatura prima di chiudere col passaggio sulle dittature «nate non da colpi di Stato ma dal voto di cittadini infatuati e ubriachi di certe tesi».
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