Biden gela l'Iran e minaccia Xi. "Non conosce la democrazia"

Il presidente: "Con Pechino una concorrenza estrema". Agli ayatollah: "Tornino all'intesa o restano le sanzioni"

Biden gela l'Iran e minaccia Xi. "Non conosce la democrazia"

L'occasione arriva dalla sua autobiografia, «Una terra promessa». Ieri sera, l'ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama in un'intervista esclusiva in tv su Rai3 a Che Tempo Che Fa di Fabio Fazio, racconta di sé, da giovane in cerca di un'identità a leader del mondo libero, per raccontare un po' del mondo, anche del nostro.

Il presidente parla di temi da premio Nobel per la pace, di giovani e speranza, della politica come contributo positivo alla società, di democrazia e ideali su cui si fonda, della differenza enorme tra il giusto e il conveniente. Il valore dei fatti contrapposto alla mole di informazioni che ci investe quotidianamente. La necessità di gestire meglio i social media e dall'altra di educare i nostri figli a distinguere la realtà, la verità dalle fake news, un cenno anche alla disuguaglianza, al Covid che colpisce a seconda del censo e della razza. Tocca temi altissimi il presidente, condivisibili da chiunque senza mai però entrare nello specifico, senza mai fare un esempio particolare. Nessun accenno a Biden, si tiene alla larga dall'uragano Trump e dai disastri che ha lasciato. Qualche pillola di vita privata, la famiglia che trasloca alla Casa Bianca e deve pagarsi i cambiamenti per il mobilio, la cameretta delle figlie, il senso di isolamento alla Casa Bianca, il peso della lontananza. Tutto raccontato nel suo libro, già tradotto in 26 lingue, lui che sognava di fare l'architetto e non il presidente, delle sfide, la sanità per tutti ad esempio. Delle cose che il presidente non può controllare, «Ci sono cose che ti spezzano il cuore, come quello che è accaduto in Siria: la Primavera araba era una promessa che in Siria è diventata una guerra civile, che ha portato l'intervento di russi e iraniani». E poi la domanda di Fazio sul terribile giorno di Capitol Hill. «La democrazia non è un dono», lo sguardo cambia e si fa più cupo. L'estrema destra e i suprematisti, i problemi razziali. Un tema attuale ovunque.

In patria intanto si delinea la politica del nuovo presidente. Nessuno sconto alla Cina lontanissima dal concetto di democrazia. In una intervista alla Cbs, il presidente degli Stati Uniti avvia un braccio di ferro con Teheran e lancia un duro attacco al presidente cinese, Xi Jinping, avvertendo che tra Washington e Pechino ci sarà una «concorrenza estrema». Joe Biden conferma che Iran e Cina saranno tra i dossier più spinosi e complicati del suo mandato, pur assicurando di voler evitare un conflitto e sottolineando che non affronterà la Cina come ha fatto il suo predecessore, Donald Trump. Ma le parole più taglienti sono per l'omologo cinese: «È molto brillante, ma è molto duro. In lui non c'è un briciolo di democrazia, non è una critica, è la realtà», ha detto. Tuttavia Biden è rimasto vago e si è limitato ad assicurare che contrasterà «l'avanzata dell'autoritarismo e le crescenti ambizioni della Cina» e si è impegnato, senza aggiungere dettagli, a «contrastare gli abusi economici della Cina», i suoi «atti aggressivi», e a difendere i diritti umani, lavorando con Pechino «quando è nell'interesse dell'America». «Saremo concentrati sulle regole internazionali», ha precisato, ribadendo che la Cina dovrà rispettare le regole: «Se vuoi giocare con noi, allora noi giocheremo con te. Se non lo fai, non giocheremo».

«Non è questione di punirli per il Covid - ha concluso - è che ci sono norme internazionali stabilite e da rispettare». E con Teheran Biden è altrettanto netto: «Se vuole la revoca delle sanzioni Usa, Teheran dovrà prima fermare l'arricchimento dell'uranio». Per poi aggiungere «No, non sarà Washington a fare la prima mossa».

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