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Da Biden schiaffo agli ambientalisti. Asta per trivellare il Golfo del Messico

Gas e petrolio estratti dove nel 2010 si verificò uno dei più grandi disastri di sempre. I "verdi": "Sconvolgente, presidente ipocrita"

Da Biden schiaffo agli ambientalisti. Asta per trivellare il Golfo del Messico

Sono passati soltanto cinque giorni dalla fine della Cop26 di Glasgow, nel corso della quale il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha promesso che l'America «guiderà con l'esempio» la lotta contro i cambiamenti climatici, ma la sua amministrazione ha già assestato un duro colpo alle speranze degli ambientalisti. Il dipartimento degli Interni ha lanciato ieri la più grande asta di licenze per le trivellazioni di gas e petrolio nel Golfo del Messico, dove nell'aprile 2010 si verificò il disastro ambientale della marea nera, uno dei più grandi di sempre, con la fuoriuscita di greggio dalla piattaforma Deepwater Horizon. L'area interessata, di circa 352mila km quadrati, è grande due volte la Florida, e secondo i media Usa si stima che le riserve possano contenere fino a 1,1 miliardi di barili di greggio e 4,2 tonnellate cubiche di metano.

Una volta assegnate le licenze ci vorranno anni prima che le aziende inizino a pompare greggio, e ciò significa che potrebbero poi continuare a produrre molto oltre il 2030, quando gli scienziati affermano che il mondo dovrà essere sulla buona strada per ridurre le emissioni di gas serra se si vogliono evitare catastrofici cambiamenti climatici. La decisione di Washington ha scatenato l'ira degli ambientalisti, come riporta il Guardian, sottolineando che si tratta di un netto ripudio della promessa di Biden di sospendere nuove trivellazioni nelle acque e nei territori pubblici fatta in campagna elettorale.

L'asta, la più grande vendita singola dal 2017, mina ora la credibilità verde del presidente. «Arrivando all'indomani del vertice sul clima è semplicemente sconvolgente. È difficile immaginare una cosa più ipocrita e pericolosa da fare per questa amministrazione - ha affermato Kristen Monsell, avvocato presso il Center for Biological Diversity - È un'immensa delusione». E le critiche piovono anche dai membri del partito democratico: «Questa amministrazione è andata in Scozia e ha detto al mondo che la leadership americana sul clima è tornata, e ora sta per consegnare oltre 80 milioni di acri di acque pubbliche nel Golfo del Messico alle aziende di combustibili fossili. Si tratta di un passo nella direzione sbagliata», ha commentato Raul Grijalva, presidente (dem) della commissione per le risorse naturali della Camera. In totale sono già 267 le organizzazioni di vario tipo che hanno scritto una lettera al presidente Usa chiedendo di non rilasciare tali concessioni visto che «la sua amministrazione ha l'autorità per farlo». Tuttavia, scrive il Guardian, tali richieste sembra che non siano state minimamente prese in considerazione. Secondo i critici, l'attuale governo ha distribuito permessi di trivellazione a un ritmo di oltre 300 al giorno da quando si è insediato, un numero superiore a quello della presidenza di Donald Trump. Inoltre, la scorsa settimana, l'amministrazione Usa ha proposto un altro round di aste nel 2022 in Montana, Wyoming, Colorado e altri Stati dell'Ovest. Il governo Biden si è difeso spiegando di essere stato costretto a bandire l'asta dopo che un giudice federale, accogliendo il ricorso di una decina di Stati repubblicani, ha bocciato la moratoria delle vendite di licenze decretata dal presidente in attesa di una revisione complessiva.

Ma esperti legali come Max Sarinsky, senior attorney alla New York University School of Law, hanno ribadito che la decisione della corte, di per sé, non impedisce all'amministrazione di fermare o ritardare l'asta o di ridimensionarla, pur rischiando altri ricorsi.

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