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Biden strappa la Georgia (e il Senato)

Storico successo del reverendo Warnock. Il 33enne Ossoff: "Ho vinto"

Biden strappa la Georgia (e il Senato)

È il trofeo per Joe Biden, nel disastro generale di un Paese che regala scene da «insurrezione», come lui stesso le definisce. Con il successo del reverendo Raphael Warnock sulla senatrice Kelly Loeffler (50,6% contro 49,4%) e con la vittoria di Jon Ossof su David Perdue (50,2% contro 49,8%), i democratici espugnano la Georgia, storica roccaforte repubblicana, e strappano il premio politicamente più importante nella partita per la Casa Bianca: un Congresso i cui numeri sono dalla parte del presidente, che potrà nominare in fretta la nuova squadra e attuare con minori ostacoli la sua agenda, dall'estensione dei sussidi sanitari federali all'aumento delle tasse per i ricchi.

Con il doppio colpo in Georgia, la partita si chiude con il miglior risultato per Biden, un 50-50. Il Senato sarà composto da 50 democratici e 50 repubblicani, evento che si è verificato solo tre volte nella storia degli Stati Uniti: nel 1881, per circa due anni, e per pochi mesi nel 1954 e nel 2001. Come prevede la Costituzione, in caso di parità sarà decisivo il voto della vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris.

Era da quasi trent'anni che i Dem non vincevano un seggio da senatore in Georgia. Ma non è il solo record di questi ballottaggi che fino a ieri hanno soffiato incertezza sui destini del futuro Congresso. Il reverendo Warnock, 51 anni, che per quindici ha guidato la chiesa battista di Atlanta in cui predicava Martin Luther King, diventa il primo senatore afroamericano ad arrivare da un ex Stato Confederato, l'undicesimo nella storia d'America. Jon Ossof, appena 33 anni, giornalista investigativo, diventa il primo senatore ebreo dello Stato e il più giovane dal 1973, da quando all'età di 29 anni fu eletto senatore proprio Joe Biden. Entrambi sono l'esempio di un elettorato che sta cambiando in alcuni Stati tradizionalmente conservatori come la Georgia e di una mobilitazione delle minoranze e dei giovani anche in questa tornata elettorale, come alle presidenziali del 3 novembre vinte in Georgia da Biden per 11,799 voti.

«Ci avevano detto che non potevamo vincere questa elezione. Stanotte abbiamo dimostrato che con la speranza, il duro lavoro e la gente della nostra parte, tutto è possibile», ha detto Warnock, il primo a festeggiare la vittoria nella notte americana, la mattina in Italia. Più travagliata la battaglia di Ossoff, che intorno alle 7 americane ringrazia gli elettori dopo il sorpasso, nonostante il risultato sul filo, un duro testa a testa. «Stiamo uniti contro il Covid-19», dice promettendo di farsi paladino di aiuti al sistema sanitario e agli americani impoveriti. Con la sua vittoria, il Senato potrebbe aumentare subito da 600 a 2000 dollari l'assegno anti-Covid destinato ai cittadini. Ma il candidato sconfitto può richiedere il riconteggio se il margine di distacco è inferiore o uguale allo 0,5% e i repubblicani tenteranno di ostacolare come possibile l'ufficializzazione dell'elezione di Ossoff. Lo dicono i precedenti, le accuse di «vittoria rubata» che Trump ha ribadito drammaticamente ieri e gli scontri da guerra civile a Capitol Hill.

A queste condizioni, in un clima che The Donald vuole tenere incandescente, la strada per Biden sarà meno faticosa ma per nulla in discesa. Il precedente incarico come vice di Obama e la ultratrentennale storia da senatore (1973-2009)fanno del «vecchio Joe» uno dei migliori mediatori del Congresso, l'uomo che aprì per quanto possibile a Obama un ponte con la controparte repubblicana anche negli ultimi due anni di mandato, quando i Dem persero la maggioranza in Senato. Ora Biden è il numero uno e certamente tenterà di insinuarsi nella frattura che si sta consumando all'interno del Grand Old Party fra i repubblicani fedelissimi alla linea delle «elezioni truffa» di Trump e i repubblicani convinti che contestare l'esito delle presidenziali sia un pessimo precedente da cui serve emanciparsi in fretta per ridare ossigeno al Paese travolto dalla pandemia. Non sarà facile. Gli scontri di ieri a Washington sono un segnale inequivocabile.

Ma il Paese comincia ad aver un bisogno disperato di conciliazione.

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