Il corridoio di un grande magazzino. Una bimba su un passeggino, spinto dalla sua mamma, con papà che segue poco distante. La merce immobile negli scaffali. E poi, un istante, forse preceduto da uno scricchiolio impercettibile. In cui un gigantesco imballaggio di cartoni di pizza viene giù con tutto il suo peso da quattro metri di altezza schiacciando la piccola. Sofia, 19 mesi, è morta sul colpo, ieri mattina, in un supermercato all'ingrosso della catena Metro di Elmas, alle porte di Cagliari, sotto gli occhi di due genitori disperati e illesi. Nemmeno sfiorati da quella montagna di cartone, plastica e pallet piovuta sulla testa della figlia. Avrebbe compiuto due anni a dicembre, prima di abbracciare la vita che mamma, ora sotto choc, porta in grembo. Colta da un malore e soccorsa dal 118 arrivato sul posto per la piccola, senza più nulla da poter fare. Sul corpicino non verrà effettuata alcuna autopsia come disposto sostituto procuratore Andrea Massidda, mentre i carabinieri indagano per ricostruire l'esatta dinamica che sarebbe stata innescato dal cedimento incidentale dello scaffale. La direzione della Metro ha comunicato la chiusura del magazzino per alcuni giorni, sul cui ingresso è affisso un beffardo avviso: «Ai minori di 12 anni è consentito unicamente sotto la stretta sorveglianza del titolare della tessera ed a sua esclusiva responsabilità; è consentito l'accesso di bambini nei passeggini». Quello di Sofia è divenuto la sua trappola mortale. Come il garage di casa per un'altra bambina albanese, della sua stessa età, che mercoledì, nel catanese, è stata travolta e uccisa dall'auto del padre mentre faceva retromarcia. Sfuggita al controllo della mamma, è finita dietro l'Audi A4, che il padre, 33 anni e ora indagato per omicidio colposo, stava parcheggiando. Inutile la corsa in ospedale.
Non lo è stata per un altro piccolo, anche lui di due anni e non in pericolo di vita, arrivato in codice rosso ieri pomeriggio al Niguarda di Milano, dopo essere precipitato dalla tromba delle scale del primo piano di un edificio in viale Certosa.
Lo stesso dove si trova il consolato del Senegal e dove il bambino, di origine senegalese, secondo una prima ricostruzione, si trovava con la sua famiglia. Forse giocava, quando ha perso l'equilibrio. La sua tragedia sfiorata è l'unico lieto fine di una giornata di lacrime.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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