Blitz contro i Casamonica nelle ville del lusso abusivo

Maxi operazione di 600 agenti per sgomberare le otto case del clan: ci vivevano in 40 persone

Blitz contro i Casamonica nelle ville del lusso abusivo

Appuntamento all'alba per 600 «pizzardoni» di Roma Capitale. Breve incontro con i dirigenti di polizia, poi tutti a bordo dei pullman alla volta del Quadraro. Ovvero verso il regno del clan Casamonica, i nuovi re di Roma. Otto ville abusive, 40 persone sgomberate, duemila metri quadrati costruiti a dispetto dei vincoli archeologici, paesistici, ferroviari. Si, perché alcune di queste lussuose quanto pacchiane abitazioni sono state realizzate a due metri dalla tratta Roma - Formia. E già da questa mattina, promette la sindaca Raggi, partiranno le prime ruspe. Siamo in via Palmiro Togliatti, tra la via Tuscolana e Cinecittà, dove dagli anni '70 hanno piantato le «tende» figli, nipoti, cognati, generi di Vittorio Casamonica. I suoi funerali, nel 2015, hanno fatto tremare le istituzioni. Una cerimonia imbarazzante, caratterizzata dal feretro di Vittorio su un carro funebre trainato da cavalli, lancio di petali da un elicottero, banda musicale.

Ci sono voluti 21 anni per eseguire la prima ordinanza di demolizione datata, appunto, 24 dicembre 1997, numero 49374 di protocollo. Un regalo di Natale quella notifica fatta a Laura Casamonica, visto che al documento non ha fatto seguito nulla per decenni nonostante le ville fossero tirate su nell'area di un parco archeologico, a ridosso dell'acquedotto Felice. Sul posto anche il ministro dell'Interno Salvini che raggiunge il primo cittadino della capitale: «È un bel segnale per Roma - dice Salvini - non è il primo e non sarà l'ultimo». Lo segue il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Oggi qui c'è lo Stato» dice. «Un atto fondamentale per cominciare a liberare Roma dalle organizzazioni criminali» commenta il vicepremier Luigi Di Maio. Per la Raggi: «L'operazione più imponente contro la criminalità mai realizzata dai caschi bianchi». «Una giornata storica, mettiamo fine ad anni di illegalità e inviamo un segnale forte alla criminalità» rivendica la sindaca che segue di persona l'azione della polizia locale. Peccato l'assenza del Comune di Roma durante il processo proprio a quattro componenti del clan Casamonica - Di Silvio, lo scorso ottobre. Il commando aveva massacrato di botte il titolare del Roxy Bar, all'Anagnina, colpevole di aver difeso una donna disabile, presa a cinghiate. Il Campidoglio non è stato ammesso come parte civile perché la richiesta era arrivata fuori tempo. Un'occasione mancata per l'amministrazione pentastellata. Tant'è.

Ci sono voluti 20 fabbri, ieri, per scardinare cancelli e porte blindate. Una volta dentro gli agenti non credono a ciò che vedono: soffitti dipinti, statue di tigri e cavalli, tendaggi sfarzosi, lampadari e candelabri d'epoca. In uno degli appartamenti gli agenti trovano dosi di cocaina e sottopongono a fermo un uomo. «Pensavano fosse una perquisizione, qualcuno è rimasto di stucco» spiega il comandante Antonio Di Maggio. Qui, nel luglio scorso, i carabinieri ammanettano uno dei 37 arrestati dell'operazione Gramigna contro il clan Casamonica. Tutti accusati dalla Dda di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, droga, usura. Fra questi Giuseppe Casamonica e il pugile Domenico Spada, «Vulcano». Fra le vittime dei Casamonica, invece, il conduttore radiofonico Marco Baldini e il figlio adottivo di Franco Zeffirelli, Luciano. «Alcune case avevano persino inglobato interi tratti dell'acquedotto romano. Erano il simbolo dell'illegalità e dell'impotenza di fronte alla malavita» afferma ancora la sindaca. In passato «nessuno aveva avuto il coraggio di procedere». Tra gli abitanti c'è chi polemizza: «Avevano costruito a ridosso dell'acquedotto Felice e se ne accorgono ora?».

Attimi di forte tensione fra gli sfrattati e i cronisti. All'arrivo della Raggi, poi, volano insulti. E c'è persino chi urla: «Salvini e Raggi non ci hanno dato neanche un giorno di tempo!». Non un giorno solo ma 20 anni, 11 mesi e 24 giorni.

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