Non è tempo di mea culpa o di autocritica. Ma forse dovrebbe esserlo. "Se un probabile finanziatore di Hamas entra così agevolmente in contatto con le più alte cariche dello Stato e con i più illustri parlamentari, tutti cascanti dalle nuvole, forse è meglio fermarsi due minuti a riflettere: com'è possibile che la frequentazione con certi figuri sia stata per anni tanto scontata e quotidiana?". È questo l'interrogativo posto da Mattia Feltri su HuffPost, che oggi pesa come un macigno sull'imbarazzo del centrosinistra italiano dopo l'arresto di Mohammad Hannoun, accusato di aver raccolto fondi in Italia destinati anche al finanziamento di Hamas.
Un caso giudiziario ancora tutto da chiarire, certo. Ma anche un caso politico che pone domande su una serie corposa di leggerezze, cecità ideologiche e frequentazioni quantomeno discutibili. Perché se la magistratura farà il suo corso, la politica dovrebbe fare lo stesso, iniziando un serio esame di coscienza.
Laura Boldrini, deputata del Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, decide di intervenire in merito alle polemiche per la foto scattata con Hannoun nei locali di Montecitorio. "Ho incontrato il signor Mohammad Hannoun una sola volta e per pochi minuti", ha dichiarato in un lungo post sui social, respingendo con decisione ogni accostamento e denunciando allusioni "subdole e false" provenienti dalla destra. E ancora: minimizza l'incontro. "I politici incontrano centinaia di persone e molte di loro chiedono di scattare delle foto, spesso al termine di iniziative pubbliche, di incontri e anche per strada, al volo. Questo non significa che con quelle persone si hanno rapporti o le si coccolano". Boldrini ribadisce di non avere alcun rapporto con gli arrestati né con le organizzazioni coinvolte e rivendica il rispetto assoluto per il lavoro della magistratura.
Una difesa che non scioglie il nodo politico: com'è stato possibile che per anni figure fortemente discusse siano state accolte, ascoltate e legittimate nei circuiti politici, del mondo associativo e delle istituzioni, senza che scattassero campanelli d'allarme?
A rendere ancora più evidente l'imbarazzo è il silenzio dei leader. Giuseppe Conte ed Elly Schlein che su un caso che tocca l'area progressista nel suo complesso, continuano a non prendere posizione. Nessuna riflessione pubblica, nessuna parola di chiarimento, nessun segnale di discontinuità. Un mutismo che contrasta con le prese di distanza di altri esponenti del centrosinistra, come Pina Picierno: "Continuare a frequentare e legittimare certe figure è stato almeno un errore politico grave. Ognuno dovrebbe interrogarsi seriamente sulle proprie responsabilità" sottolinea la vicepresidente Pd del Parlamento Europeo, Pina Picierno, intervistata da Il Messaggero. Le "avvisaglie" di infiltrazioni della rete terroristica nel nostro Paese, assicura, erano "evidenti da tempo".
E Ivan Scalfarotto, responsabile Esteri di Italia Viva, chiude il cerchio con un intervento durissimo sui social. Ricorda di essere stato querelato da Hannoun per aver definito la sua associazione un punto di riferimento di Hamas in Italia. Querela archiviata. "Se gli investigatori hanno ragione scrive non ero stato completo: Hannoun non era solo un simpatizzante ma anche un finanziatore di Hamas, con soldi sottratti alla beneficenza destinata al popolo palestinese".
Parole che inchiodano una verità scomoda: "Hamas usa due volte il suo popolo: trasforma i civili in scudi umani e ruba i fondi che dovrebbero dargli speranza. Questa è la verità che si voleva nascondere dietro querele e intimidazioni. Non ha funzionato". Commento al vetriolo sui social: "Tu stai con quelli che hanno portato questo individuo in Parlamento. Vergogna".