San Paolo Si sta trasformando in una telenovela senza fine la querelle tra il presidente francese Emanuel Macron e il suo omologo brasiliano Jair Bolsonaro che prima ha detto no allo stanziamento proposto dal G7 di 20 milioni di dollari per contrastare gli incendi in Amazzonia e poi è tornato sui suoi passi. Ma andiamo per ordine. Bolsonaro ha lasciato che fosse il suo ministro più importante, quello della Casa Civil Onyx Lorenzoni, a criticare il capo dell'Eliseo: «Apprezziamo l'offerta, ma forse quelle risorse sono più utili per il rimboschimento dell'Europa». Per poi aggiungere riferendosi all'incendio che ha devastato la cattedrale di Notre-Dame: «Macron non può nemmeno evitare un incendio prevedibile in una chiesa che è un sito del patrimonio mondiale, cosa vuole insegnare al nostro Paese?».
Eppure poco prima il ministro dell'Ambiente, Ricardo Salles aveva detto di essere favorevole ai finanziamenti. Dichiarazione poi rientrata. E ora l'ultimo colpo di scena. In un'intervista collettiva dal palazzo presidenziale Bolsonaro si è detto sì disposto a negoziare i fondi del G7 «purché Macron ritiri gli insulti». Perché «per prima cosa mi ha dato del bugiardo, inoltre dalle informazioni che ho ricevuto - ha aggiunto - è stata messa in discussione la nostra sovranità nazionale in Amazzonia». Tema questo effettivamente sollevato dal presidente francese durante il G7 ma poi non inserito nella dichiarazione finale del summit. Bolsonaro sembra comunque essersela legata al dito tanto che ai reporter presenti ha dichiarato: «per iniziare a conversare o accettare qualsiasi cosa dalla Francia, anche nelle migliori intenzioni possibili, Macron deve ritirare queste parole e solo in quel momento potremo parlarci. Per prima cosa si ritratta, poi offre (gli aiuti, ndr) e solo a quel punto io rispondo». Di certo l'ex capitano dell'esercito non ha gradito il giudizio tranchant del collega francese che a margine del G7 ha detto di sperare «che i brasiliani abbiano presto un presidente all'altezza di questo incarico».
Sicuramente il commento ridanciano di Bolsonaro al post di un follower della sua pagina Facebook che dava ad intendere come le recenti critiche del presidente francese al collega brasiliano fossero motivate dall'invidia per la bellezza della moglie Michelle sono stati la miccia che ha fatto esplodere l'incendio diplomatico ormai già latente. Ma il presidente verde-oro in questa stessa intervista in cui chiede le scuse del collega francese ha ripetuto duramente di non aver offeso nessuno per poi irritarsi con i giornalisti presenti che insistevano sul tema. «Non meritate nessuna considerazione» ha detto liquidandoli bruscamente. Intanto editorialisti ed analisti internazionali offrono di questa telenovela senza fine una lettura diversa. Il linguaggio «da bar» di Bolsonaro sarebbe stato il piatto d'argento per permettere a Macron di trovare una scusa per fare un passo indietro sull'avvenuto accordo di libero commercio con il Mercosur visto dagli agricoltori francesi come una minaccia. Anche perché l'«ecologista» Macron è lo stesso che ha assistito senza batter ciglio alle dimissioni del suo ministro per l'ecologia Nicolas Hulot, frustrato dal non poter portare avanti le riforme drastiche che aveva in mente per la salvaguardia della Francia e del pianeta.
E lo stesso che è rimasto per mesi silenzioso di fronte ad un progetto francese in Guyana che avrebbe distrutto enormi aree di foresta amazzonica per costruire la più grande miniera a cielo aperto del mondo. Fino a che le proteste sono state così feroci che alla fine il progetto è stato bocciato.
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