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La bomba Dibba squarcia i 5 Stelle: ecco perché può saltare tutto

Da Lezzi a Cabras, più di dieci parlamentari, tra Camera e Senato, potrebbero rompere con il Movimento 5 Stelle insieme a Di Battista. Minando subito il campo al Conte Ter

La bomba Dibba squarcia i 5 Stelle: ecco perché può saltare tutto Esclusiva

L’apertura a Matteo Renzi per il Conte Ter scatena la bufera nel Movimento 5 Stelle. Portando con sé il rischio di far saltare tutto. Con tanto di allarme rosso sui numeri in Parlamento dei grillini. Il primo conteggio indica il rischio di fuoriuscita di almeno una dozzina, forse anche una quindicina di parlamentari, tra Camera e Senato. Appena finita la dichiarazione del reggente Vito Crimi al Quirinale, è arrivata la dura presa di posizione da parte di Alessandro Di Battista. Che, per inciso, è anche il "portavoce" di Davide Casaleggio, ormai suo partner inossidabile. “Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie”, ha tuonato Dibba. Lanciando una bomba sul cammino del Conte Ter: il Movimento 5 Stelle non può permettersi una spaccatura per colpa di Renzi. Il contraccolpo sarebbe forte e difficile da assorbire. E non è bastata la parziale retromarcia: “Non voglio scissioni, né correnti”.

Il clima è comunque pessimo. C’è la consapevolezza che il commiato di Dibba sancirebbe pure la definitiva spaccatura con Casaleggio. Eppure in privato un senatore del M5S non si rammarica: “Vanno via? Ognuno si assume le proprie responsabilità”. Il ragionamento è condiviso da un deputato: “Non ci sono i numeri per una maggioranza alternativa. Dire che bisogna andare avanti con Conte, ma senza avere i numeri è il modo per chiedere il ritorno alle elezioni. Serve un bagno di realtà”. Oppure “dicano che vogliono il voto”, sentenzia un altro parlamentare. Nessuno lo dice in pubblico, per ovvie ragioni, ma l’addio di Di Battista sarebbe accolto quasi con un sospiro sollievo. C’è chi tra gli scettici assume una posizione conciliante, ma guardinga: “Se Renzi vuole starci, bene. Ma si riparta senza veti. Non si è presentato nemmeno alle elezioni e non può pensare di dettare l’agenda. Questo deve essere chiaro”, ragiona un deputato M5S.

Intanto il fantasma della rottura prende forma: l’attacco di Dibba può provocare uno smottamento a Palazzo Madama, dove i numeri sono quelli che sono. In ballo ci sono più di cinque senatori. La prima a seguire Di Battista potrebbe essere l’ex ministra Barbara Lezzi, già da tempo in rotta con la gestione del Movimento. Intanto ha reclamato il voto degli iscritti, che difficilmente sarà concesso vista l’urgenza di riformare una maggioranza. Anche Bianca Laura Granato è una malpancista storica, che potrebbe non digerire il rinnovato dialogo con Renzi, A seguire c’è Nicola Morra, che ha accusato il Movimento di doroteismo. La truppa dei grillini scontenti include Elio Lannutti, che aveva messo nero su bianco la sua posizione nel pomeriggio: “Sempre col presidente Conte, ma senza Renzi”. Da valutare, poi, la decisione di un altro ex ministro, Danilo Toninelli, che ancora cavalca posizioni barricadere, da grillino della prima ora. I rumors, però, dicono che potrebbe rinunciare alla rottura.

Sotto la lente di ingrandimento pure Matteo Mantero, che non è assimilabile alla corrente dibattistiana, ma da tempo non entusiasta della gestione dei vertici. Così come Mattia Crucioli che, già all’ultima fiducia votata al Conte bis, aveva chiesto di intervenire per fare un distinguo dal gruppo, pur dando il “sì” al governo. L’elenco, inizialmente, includeva Alberto Airola. Ma fonti qualificate smentiscono che possa lasciare. “E comunque bisogna davvero vedere se questi senatori non sosterranno la maggioranza. Potrebbero votare lo stesso per il Conte Ter…”, osserva un senatore.

Alla Camera ci sono meno problemi di numeri, nel caso di ritorno con Renzi. Ma nei 5 Stelle ci sono Alvise Maniero e Raphael Raduzzi, da sempre allineati alle posizioni di Dibba. E non a caso Raduzzi ha subito annunciato la condivisione della linea dell’ex deputato. Andrea Colletti, per molti, è già con un piede fuori dal gruppo. Giulia Grillo, già ministra della Salute nel governo gialloverde, è un altro profilo in polemica con i pentastellati. Simile discorso vale per Francesco Berti. Non è molto soddisfatto nemmeno Pino Cabras, che nel pieno delle consultazioni ha presentato un’interrogazione per chiedere delucidazioni a Renzi sulla sua visita in Arabia Saudita. "La trattativa è stata condotta in maniera incoerente. Non si accettano ricatti, avremmo dovuto dirgli che non siano disposti ad accettare imposizioni del genere", dice Cabras a IlGiornale.it. "La posizione del Movimento 5 Stelle mi pare un po' debole. Vanno ridimensionate le pretese di un partito che vale il 2 per cento", aggiunge, sottolineando che "Di Battista ha preso molto sul serio le parole 'mai con Renzi'".

Sull’ipotesi di scissione, comunque, nessuno vuole esporsi. Ma sul percorso tracciato al Quirinale da Crimi c’è invece una precisa condivisione da parte del gruppo parlamentare: “È giusto insistere sulla formazione di un governo presieduto da Conte. È l’unico punto di equilibrio, ne siamo consapevoli”, spiega a IlGiornale.it la deputata del Movimento 5 Stelle, Azzurra Cancelleri. “Il momento è delicato e il Paese non può permettersi un ritorno alle urne, in piena pandemia, nel corso del piano vaccinale con un Recovery plan da attuare e una legge elettorale da riscrivere”, aggiunge la parlamentare. Che chiosa: “Occorre responsabilità e confidiamo in Conte sulla capacità di trovare la migliore sintesi, come ha sempre fatto”. Parole in linea con quelle pronunciate da Crimi. Ma che non trovano una condivisione unanime.

Anzi.

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