Michele Emiliano-testimone nell'inchiesta Consip potrebbe servire a Michele Emiliano-candidato leader Pd per mettere almeno in grave imbarazzo il suo grande antagonista, Matteo Renzi.
Il governatore della Puglia, infatti, nell'interrogatorio di mercoledì di fronte ai pm romani potrebbe aggravare la posizione non solo dell'amico-ministro dell'ex premier, Luca Lotti, ma del suo stesso babbo Tiziano Renzi. Il primo è già indagato per rivelazione di segreto istruttorio e favoreggiamento e il secondo è indagato per traffico d'influenze con l'imprenditore di Scandicci Carlo Russo, nell'inchiesta per corruzione sul megaappalto Consip che ha al centro l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo.
Come Emiliano ha già sapientemente anticipato a Il Fatto, mostrando una serie di sms per dimostrarlo, Russo l'avrebbe contattato nel 2014, per «sostenerlo», dicendo di essere amico di Lotti, di Maria Elena Boschi e di Tiziano Renzi. E al governatore che chiedeva conferma, Lotti avrebbe risposto «Lo conosciamo... Se lo incontri per 10 minuti non perdi il tuo tempo». Mentre Renzi senior avrebbe cercato di incontrarlo nel 2015, senza riuscirci. Proprio come Russo assicurava a Romeo, nelle conversazioni intercettate, parlando di un affare immobiliare da realizzare insieme nel Salento. Lui, l'imprenditore napoletano e il padre dell'allora premier. Tutto questo assume contorni inquietanti, soprattutto se incrociato sia con le intercettazioni ambientali della procura di Napoli che con i «pizzini» ritrovati dagli investigatori, in cui proprio Romeo scriveva «30.000 al mese per T.» (Tiziano?), «5.000 ogni due mesi per CR» (Carlo Russo?) e ancora di due incontri tenuti da «T» con «L.» ( Lotti) e «M.» (Luigi Marroni, manager Consip che sarebbe stato corrotto da Romeo?).
Insomma, Emiliano ha un'arma tra le mani e lo sa. Teme anche che potrebbe trasformarsi in boomerang e gioca in difensiva. A chi gli chiede di una possibile incompatibilità tra ruolo di candidato alla segreteria del Pd e quello di testimone nell'inchiesta Consip, replica duramente: «Farò il mio dovere se l'autorità giudiziaria mi chiederà e nessuno si deve permettere neanche di fare questo ragionamento. Anzi, qualcuno dovrebbe chiedere ai protagonisti di questa storia il suo significato. Il fatto che io sia a conoscenza di vicende che potrebbero essere rilevanti a fini di una indagine certamente non può ledere alcuno dei miei diritti».
Il magistrato diventato politico (e il Csm ancora deve pronunciarsi al riguardo) quasi insinua il sospetto di essere stato tirato nella vicenda da qualcuno che vuole nuocergli.
A Danilo Toninelli del M5S, che chiede al governatore se è coinvolto nel caso Consip, Emiliano replica su Twitter: «Capisco che, quando qualcuno è disperato, adopera ogni sistema per far fuori gli avversari. Io sinceramente credo che applicando le leggi e le norme e facendo il proprio dovere si risolva ogni cosa. Nessun coinvolgimento».
Ma nell'inchiesta Emiliano c'è finito e mercoledì dovrà giocarsi bene la sua carta.
Solo pochi giorni dopo i pm interrogheranno anche papà Renzi e bisognerà capire se l'amico di famiglia Russo era solo un millantatore o un «facilitatore-faccendiere», come lo definiscono i pm napoletani. La vicenda arriverà poi alle Camere, perché Maurizio Gasparri di Fi ha preannunciato un'interrogazione parlamentare.
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