È finito nel mondo più classico possibile il silenzio di Giovanni Tria. Il ministro dell'Economia ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera per rispondere alle domande che tutti si sono fatti in questi giorni. Dall'adesione all'Euro al rispetto degli accordi sui conti pubblici alle coperture delle misure annunciate dalla maggioranza giallo verde. Quello che è emerso è che Tria, in questi giorni di silenzio si è ritagliato un ruolo preciso. Quello di garante di Bruxelles, mediatore tra le intemperanze dei ministri più politici e gli organismi dell'Ue, in primo luogo la Commissione europea.
In sostanza si sta ricreando una situazione che l'Italia ha conosciuto non molto tempo fa, quando il premier era Matteo Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Anche in quel caso gli input politici non erano sempre compatibili con regole e prassi in vigore in Europa e a un economista tecnico toccava mediare.
Tria ha dato rassicurazioni sui temi più caldi. Ha assicurato che «non è in discussione nessun proposito di uscire dall'euro». Il governo, ha detto, «è determinato a impedire in ogni modo che si materializzino condizioni di mercato che spingano all'uscita. Non è solo che noi non vogliamo uscire: agiremo in modo tale che non si avvicinino condizioni che possano mettere in discussione la nostra presenza nell'euro».
Più complessa la posizione sulla tenuta dei conti. «L'obiettivo è la crescita e l'occupazione. Ma non puntiamo al rilancio della crescita tramite deficit spending. Abbiamo un programma imperniato su riforme strutturali e vogliamo che agisca anche dal lato dell'offerta, creando condizioni più favorevoli all'investimento e all'occupazione». Quindi niente deficit extra. Nessun accenno alla spesa per investimenti in deficit, che era un cavallo di battaglia di Tria economista.
Al ministro preme semmai rassicurare i mercati. Anche a costo di stabilire una linea di continuità con i precedenti governi. «I nostri fondamentali sono a posto. Stiamo ai fatti. Negli ultimi 25 anni, l'Italia ha un avanzo primario fra i più alti d'Europa».
Nessuna indicazione precisa sulla direzione che prenderà la politica economica del governo di Giuseppe Conte, se non l'assicurazione che si punterà su investimenti pubblici, che sono un «volano per la crescita di medio e lungo periodo». Nessuna indicazione sulle coperture delle misure contenute nel programma se non un rimando alla nota di aggiornamento del Def, che sarà presentata in settembre.
Le opposizioni hanno letto le parole di Tria come una sconfessione della maggioranza. Per l'esponente Pd Sandro Gozi «o il ministro dell'Economia non ha letto il contratto di governo o forse lo ha letto e non ne ha condiviso una sola parola».
Tesi simili da Forza Italia. «Tutta la retorica della campagna elettorale spazzata via con un'intervista. E Di Maio sempre in Tv, con una imbarazzante virata a 360 gradi, ha dichiarato che quella di Tria è la posizione ufficiale dell'esecutivo», ha commentato la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini.
Per l'azzurro Renato Schifani, l'intervista è «una sfiducia a Conte». Ma è anche possibile che nell'esecutivo M5S/Lega ministri e leader politici si stiano posizionando per preparare i prossimi mesi. Che non saranno facili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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