Bombe ucraine in Crimea. "Siamo noi, è solo l'inizio". Il Cremlino: "Incidente"

Colpita una base aerea a 200 km dal fronte. Il raid a distanza possibile punto di svolta

Bombe ucraine in Crimea. "Siamo noi, è solo l'inizio". Il Cremlino: "Incidente"

Mosca minimizza sostenendo che si è trattato dell'esplosione accidentale di un deposito di munizioni. Le autorità ucraine prima tacciono, poi un alto funzionario militare ammette il raid sostenendo che quella colpita era una base aerea da cui partivano aerei per colpire le forze di Kiev, in serata il ministero della Difesa ucraino smentisce l'attacco. Di certo le forti esplosioni che ieri hanno colpito una base aerea nel distretto di Saki, in Crimea, uccidendo una persona e ferendone altre cinque, avevano fatto subito pensare ad una nuova offensiva di Kiev nei territori conquistati dai russi nella prima invasione dell'Ucraina, nel 2014. Il portavoce del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak, ha sottolineato che «il futuro della Crimea sarà quello di essere una perla del Mar Nero, un parco nazionale con una natura unica e una località turistica mondiale. Non una base militare per terroristi. È solo l'inizio».

Secondo gli analisti l'attacco è stata la dimostrazione che Kiev può colpire senza difficoltà anche a 200 km dalla linea del fronte. È probabile che sia stato usato un missile balistico e che i recenti attacchi alla contraerea russa gli abbiano permesso di raggiungere l'obiettivo. «Cosa stanno facendo gli ucraini è estremamente importante. Dimostrando che possono colpire la Crimea, porteranno i russi a dover estendere le loro capacità di difesa. I russi dovranno proteggere un'enorme area dietro le linee del fronte», ha scritto su twitter Phillips O'Brien, professore di studi strategici all'università di St Andrews in Scozia. Questo in un momento in cui l'esercito della Federazione avanza meno del previsto. Non più di dieci chilometri nell'ultimo periodo, in alcune zone del Donbass di soli tre chilometri al giorno. Dopo l'assalto alla città di Bakhmut, nell'Ucraina orientale, l'ultimo successo ottenuto da Mosca nel Donbass nell'ultimo mese, la Russia non è stata in grado di prendere porzioni di territorio più consistenti, nonostante il continuo uso dell'artiglieria in queste aree e i forti bombardamenti che anche ieri hanno interessato la regione di Kherson.

Nonostante la rivendicazione del raid da parte ucraina, Mosca ha negato l'origine dolosa delle esplosioni, ribadendo che è stata la violazione dei requisiti di sicurezza antincendio a provocarle. «Non ci sono segni, prove ed elementi di un impatto deliberato sulle munizioni al fine di distruggerle», ha detto una fonte del dipartimento militare russo. «Le esplosioni ricordano ancora una volta di chi sia la Crimea. Perché questa è Ucraina», le prime parole della vicepremier ucraina Irina Vereshchuk, interpretate da diversi canali Telegram russi come riferimento a un possibile atto di sabotaggio messo in atto appunto dalle minoranze etniche in Crimea contrarie all'annessione alla Russia della penisola ucraina sul Mar Nero.

L'agenzia spaziale russa Roscosmos, intanto, ha annunciato ieri il lancio in orbita del satellite-spia iraniano Khayyam decollato dal Kazakistan, mostrando un filmato del decollo del razzo che lo trasportava.

Un satellite che aumenterà notevolmente la capacità di Teheran di spiare obiettivi militari in tutto il Medio Oriente. Teheran ha però smentito ogni eventualità di controllo russo del satellite, garantendo che lo controllerà «dal primo giorno» in cui sarà operativo.

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