Bonafede si fa la casa e l'arreda il ministero

Al Guardasigilli un alloggio in centro a Roma: 800 euro solo per la biancheria

Bonafede si fa la casa  e l'arreda il ministero

Palazzina di S. Paolo alla Regola, a due passi dal ministero di Giustizia. Si trova qui «l'alloggio riservato» ad Alfonso Bonafede, Guardasigilli e capo delegazione di quel Movimento che aveva fatto della lotta alla casta il proprio grido di battaglia. Un locale in pieno centro a Roma, in una bella struttura storica e arredato appositamente per il ministro grillino.

La sistemazione emerge da sei atti firmati dal capo di Gabinetto Fulvio Baldi. A giugno 2018, il capo della Segreteria di Bonafede invia una richiesta per «l'allestimento dell'alloggio riservato al ministro» con «arredi idonei a consentire il pernottamento» e l'utilizzo «nell'arco completo della giornata». L'importo per il solo mobilio è di 4.390,40 euro più iva per un letto matrimoniale, un comò, un paio di comodini, due lampade, un divano e un tavolo con quattro sedie. Poco tempo dopo la «cameretta» ministeriale viene completata con l'aggiunta di piccoli elettrodomestici: un fornello a induzione (85 euro), un forno a microonde (120 euro) e un bollitore (78,50 euro).

Diverso, invece, il discorso per 4 televisori: il costo complessivo a bilancio risulta di 2.315 euro oltre iva, ma comprende anche due apparecchi per le segreterie dei sottosegretari. Storia simile per due frigobar da ufficio, pagati 923,29 euro ed assegnati uno al capo dell'Ufficio legislativo e l'altro all'alloggio del ministro. A completare l'arredamento, infine, le tende oscuranti da 2.370 euro e la biancheria da bagno, da letto e da tavola per 811,40 euro. Totale degli acquisti: 11.093,59 euro. Più iva.

Dopo il caso Trenta e le ristrutturazioni di Conte a Palazzo Chigi, un nuovo appartamento rischia così di creare imbarazzo al M5S proprio nel bel mezzo dello scontro sulla prescrizione. Se l'abitazione di servizio non è di per sé uno scandalo, resta da capire se sia in linea con l'ideale pauperista del Movimento. Lo staff di Bonafede fa sapere che il locale di circa 40 mq era stato ristrutturato in passato e già «destinato a uso foresteria esclusivo del ministro». Lui ha solo aggiunto alcuni arredi per utilizzarlo come «punto di appoggio» a Roma, visto che normalmente fa il pendolare da Firenze. Una decisione che sarebbe dettata da motivi di «maggior sicurezza» ma anche di «economicità» perché il soggiorno in albergo, causa l'impiego di 15 agenti, comportava «grandi spese per la garanzia della sicurezza». Bene. Eppure va detto che non tutti i ministri della Giustizia hanno goduto di questo privilegio (Orlando, per dire, è rimasto nella dimora privata) e Mastella rinunciò pure al costoso progetto per la tutela personale. E poi, non doveva essere la gente la scorta dei pentastellati?

Ma non è solo questo il punto. Ogni mese, infatti, dei rimborsi che gli spettano da parlamentare, Bonafede trattiene 3mila euro forfettari che, regolamento M5S alla mano, servono per «le spese generali e di diaria» incluse quelle di soggiorno, vitto, trasporti e telefoniche. Chi abita a Roma e provincia, però, dovrebbe conservarne solo 2mila. Fa così, per esempio, Paola Taverna che abita nella Capitale.

La domanda è: una volta ottenuto l'alloggio di servizio, il Guardasigilli non avrebbe forse dovuto rinunciare ad altri mille euro al mese? «Lui risiede a Firenze e ha restituito 309.591,62 euro», taglia corto lo staff. Bonafede, a quanto pare, è convinto di poter dormire sonni tranquilli. Magari tra i due comodi guanciali dell'alloggio riservato

(Ha collaborato Elena Barlozzari)

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