Bonnie e Clyde in pensione: fare le rapine non rende più

Carte di credito, transazioni in rete e sempre meno contante: ora i banditi rubano on line. E fare le rapine non rende più 

Bonnie e Clyde in pensione: fare le rapine non rende più

Ci sono antichi mestieri che stanno scomparendo; professioni che la tecnologia e la crisi economica hanno reso inutili o non più produttive. Alcune non le rimpiangeremo. Una di queste, non ci crederete, è quella del rapinatore di banca.

Un report dell'Fbi svela che, negli Usa, dal 2003 al 2011 (ultimo anno analizzato), le rapine sono passate da quasi 7.500 all'anno a 5.000. Il «malloppo sgraffignato» è sceso dai 77 milioni di dollari del 2003 ai 38 milioni del 2011; e anche nel 2012 (i dati sono in corso di elaborazione) non si vede ripresa: solo 3.870 colpi andati a segno.

Insomma quello delle rapine in banca è un settore in crisi; ma di questa crisi ce ne faremo una ragione, anche perché il problema non è solo americano.

In Italia secondo l'Osiff (il centro ricerche dell'Abi sulla Sicurezza anticrimine), dal 2007 al 2013 le rapine in banca sono diminuite del 68%; nel primo semestre del 2014 si registra un ulteriore calo del 50% con «bottino complessivo rapinato pari a 7 milioni di euro, mentre il bottino medio per evento è risultato di poco superiore ai 27 mila euro». Insomma, fare il rapinatore non è più un'attività redditizia. Il rischio d'impresa risulta troppo alto.

Gli americani, che leggono tutto in termini di business, hanno calcolato che nel 2011 mediamente ogni rapina fruttava 10.000 dollari, oggi solo 7.000. Roba da non ripagarci neppure le armi e le munizioni. Se a questo si aggiunge l'aumento delle tecnologie di sicurezza a protezione delle filiali, il miglioramento delle tecniche investigative e l'inasprimento delle pene per i reati a mano armata, si capisce perché ai banditi conviene cambiare mestiere.

Gli analisti inglesi della Royal Statistical Society, in uno studio pubblicato nel 2012 sul crimine, hanno messo il rapinatore (e lo spacciatore) alla fine della classifica di redditività, con «ricavi» che ormai sono la metà del salario medio di un lavoratore full time del Regno Unito, ma con rischi 100 volte maggiori. E siccome, come dice un vecchio adagio, «il crimine va dove sta il denaro», ecco che allora la rapina in banca viene sostituita dalla rapina on line. Con lo sviluppo dell'e-commerce, delle transazioni digitali e il diffondersi dei servizi bancari via internet, il rapinatore s'indirizza nel luogo dove il denaro circola sempre di più, cioè sulla rete. Come ha spiegato Doug Johnson, vice presidente dell'American Bankers Association sul WSJ: «Più le transazioni diventano elettroniche, più i crimini bancari diventano elettronici». Secondo l'Fbi dal 2001 al 2011 i reati di furto telematico sono aumentati di cinque volte con quasi 2 miliardi di dollari tra frodi e rapine su conti online e carte di credito.

Il rapporto annuale Norton sulla criminalità online rivela, a livello mondiale, dati sconvolgenti: nel 2013 il cybercrime è costato 113 miliardi di dollari e il 60% è composto da frodi e furti on line.

In pratica, lo scorso anno nel mondo ci sono stati 378 milioni di vittime (1 milione al mese, 12 al secondo). L'unico vantaggio è che la rapina online non produce morti né feriti.

Ne è passato di tempo da quel lontano 19 marzo 1831, quando James Honeyman e William Murray svuotarono le cassette di sicurezza della City Bank di New York, portandosi via 245 mila dollari (circa 50 milioni di dollari di oggi), in quella che è considerata la prima rapina in banca della storia americana; una storia tipica del West, con i banditi inseguiti e arrestati dal leggendario detective Jacob Hays e la refurtiva recuperata sotto un albero della Piazza dell'Indipendenza a Philadelphia. Oggi, con internet, il rapinatore di banca rischia di fare la fine del venditore di ghiaccio dopo che furono inventati i frigoriferi.

Insomma, niente più Jesse James (il bandito sudista che odiava gli yankees), niente più Bonnie & Clyde (la coppia criminale romantica e sfortunata), niente più John Dilinger (il fascinoso gangster che l'Fbi catalogò come «pericolo pubblico nr.1»). Il nuovo rapinatore è Anonymous, l'hacker invisibile.

Il bandito bello e maledetto che ha fatto la fortuna di scrittori e registi hollywoodiani, lascia il posto all'indolore trafugatore cibernetico di codici iban e password. Il romanticismo non è più per questi tempi, neppure nel crimine.

Twitter: @GiampaoloRossi

 

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