"Boom di bronchioliti, è debito di immunità"

Un picco di casi di bronchiolite tra i bambini cinque volte più alto degli anni precedenti

"Boom di bronchioliti, è debito di immunità"

Un picco di casi di bronchiolite tra i bambini cinque volte più alto degli anni precedenti. È il «rimbalzo» post lockdown sperimentato dalla Nuova Zelanda e una situazione simile potrebbe verificarsi anche da noi. A descriverlo un gruppo di ricercatori in una corrispondenza pubblicata in questi giorni su «Lancet Child & Adolescent Health».

Gli autori raccontano come il virus polmonare sia tornato a rialzare la testa dopo un anno di esilio forzato causa misure anti-Covid. Con l'allentarsi delle misure e con il «debito di immunità» legato alla bassa circolazione nella stagione precedente, il patogeno ha causato un numero inatteso di infezioni.

Negli ospedali italiani i pediatri stanno registrando un crescendo di ricoveri. «L'epidemia è arrivata con due mesi di anticipo» dice Fabio Midulla, presidente della Società italiana per le malattie respiratorie infantili - Il virus, se contratto nei primi mesi di vita del bambino, provoca forme di bronchiolite gravi, con manifestazioni cliniche nelle basse vie respiratorie, mentre nei bambini più grandi e negli adulti si risolve con sintomi lievi, come rinofaringite, febbre o tosse».

Durante il picco in Nuova Zelanda i numeri sono risultati «cinque volte più alti rispetto alla media dei picchi toccati fra il 2015 e il 2019» segnalano i ricercatori. I dati nazionali provvisori per i bambini di età compresa tra 0 e 4 anni - la fascia più a rischio di manifestazioni severe da questa infezione - mostrano che nel 2021 ci sono state 866 dimissioni ospedaliere per bronchiolite durante la settimana del picco; il tasso di incidenza è stato di 284 casi per 100mila bambini in questa fascia di età, 3 volte superiore alla media dei picchi 2015-2019.

Un aumento simile è stato osservato nelle dimissioni da Unità di terapia intensiva per bronchiolite, con un tasso di incidenza di 15 per 100mila bambini di 0-4 anni, dato 2,8 volte superiore alla media dei picchi 2015-19. Questi aumenti simili nelle varie voci suggeriscono che c'è stata più malattia, ma non più grave rispetto agli anni precedenti, puntualizzano gli esperti.

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