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Borse come flebo, bufera sull'influencer Nati

Migliaia di commenti contro la foto che offende i malati. "Vieni a farti un giro in oncologia"

Borse come flebo, bufera sull'influencer Nati

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Signori e signore, ultimi spettacoli del circo influencer. In pista scrocconi, ostentatori, mini Barbie minorenni e irriducibili del botox. Quelli che Christian De Sica ha definito i nuovi «cafoni». Quelli che - forse forse - hanno cominciato a stancarci. Ci hanno mostrato tuffi da yacht di lusso, cene spavalde e outfit da 3mila e passa euro a colpo. Se finora le loro toelettature perfette hanno mosso milioni di followers, qualcosa sta cambiando.

Lo dimostra la valanga di critiche (queste, se non altro, senza filtro) che ha mosso il post di Giulia Nati, classe 1991, fashion designer e, come ama definirsi lei stessa, digital entrepreneur. L'influencer pubblica una sua foto a letto con occhi chiusi, mascherina dell'ossigeno e una flebo a cui sono appese varie borse di Hermès. Sotto la frase: «Ho bisogno di un nuovo desiderio». Desiderio che deve essere davvero forte se l'influencer è arrivata a chiamare i suoi due figli Hermes e Kelly. Circa tremila i commenti, per la maggior parte pesanti e scritti da chi, direttamente o indirettamente, ha avuto a che fare con le terapie oncologiche. «Vieni con me in terapia intensiva che ti fanno una flebo di intelligenza». «Ti porterei nell'ospedale dove lavoro». E ancora: «Non dobbiamo spiegarti davvero perché è tutto sbagliato vero?».

Tra gli interventi anche quello di Carolina Marconi, ex concorrente del Grande Fratello ed ex paziente oncologica: «Ti farei fare un giro al reparto di Oncologia, non fa affatto ridere quello che hai pubblicato».

In altri tempi la polemica nemmeno sarebbe finita sui giornali e si sarebbe consumata, come tutto sui social, in una svampata di poche ore. Non ora. Non dopo lo scivolone Ferragni. Il trucco del circo è stato svelato, e il pubblico comincia a essere meno disponibile a farsi bersagliare dal cattivo gusto senza fine. Anche perché stiamo parlando di un post mal fatto e non di una pubblicità d'autore provocatoria e volutamente fastidiosa. («Volevo solo essere simpatica» ammette la Nati).

Dio solo sa quanto sia necessario un codice etico. L'Agcom sta lavorando alle linee guida per mettere ordine nella grottesca giungla social ed entro l'estate sarà pronto il nuovo «quadro normativo», con tanto di multe per chi non rispetta le regole. Regole che non riguardano solo la pubblicità ma anche quell'invisibile confine morale così difficile da definire ma così oltrepassato in ogni modo. E allora non ci potranno più essere bambine di nove anni che salutano il pubblico con il «Ciao guys» stile Ferragni e fanno il check sul loro outfit da mini veline. Non ci potranno più essere messaggi che offendono i pazienti oncologici come nulla fosse. O ragazzine che propongono la sfida del digiuno per dieci giorni. E, si spera, arrivi anche un freno al «tutto facile» in uno schiocco di dita, al «guadagno in un post quello che tu guadagni in due mesi». Per tornare un po' più coi piedi per terra e finalmente riempire i social di contenuti un filo più edificanti.

O almeno artistici.

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