A rrivata nell'aula della Commissione Affari costituzionali, il ministro Maria Elena Boschi ha gelato le speranze del gruppo Area riformista del Pd. L'ultimo appello per un ripensamento sulla nuova legge elettorale cade dunque nel vuoto. Il testo, spiega il ministro Boschi, è corretto e funziona. «La direzione (del partito, ndr ) si è espressa e ha dato un indirizzo - spiega la Boschi - Non ci sono quindi necessità di modifiche». Anzi, ci sono tutti i presupposti, per la fedelissima renziana, di rispettare i tempi per l'approdo in aula della discussione finale (27 aprile).
Insomma anche l'ultimo tentativo del capogruppo Roberto Speranza di evitare il braccio di ferro con l'ala maggioritaria del Pd sui due punti «caldi» dell' Italicum sono andati a vuoto. I capilista bloccati e il premio di maggioranza non si devono toccare. E, parola di Renzi, non si toccheranno. La minoranza interna continua a ribollire e agita lo spettro della scissione. Nessuno la vuole, per carità. Però i «dissidenti» interni non fanno altro che sussurrare questa parola. Soprattutto ora che Renzi ha fatto passare la vulgata che la guerra al premio di maggioranza e ai capilista bloccati l'opinione pubblica la vedrebbe come una guerra interna di potere. Eppure Speranza ha teso concretamente la mano. Ventilando, tra l'altro, l'ipotesi del ritiro di alcuni parlamentari Pd dalla Prima commissione per favorire anche all'interno della stessa un adeguato rapporto di forza tra minoranza e maggioranza del Pd.
Ieri intanto la Commissione ha stilato il ruolino di marcia, partendo proprio dalla nomina dei relatori del testo che sono il presidente stesso della Commissione, Francesco Paolo Sisto (Forza Italia), e Gennaro Migliore (Pd). I deputati della commissione avranno tempo fino al 17 aprile per la presentazione di eventuali emendamenti. A stemperare la prova muscolare della Boschi, ci pensa lo stesso presidente della commissione. La nuova versione dell' Italicum , spiega Sisto (Fi), è diversa da quella licenziata alla prima votazione della Camera. «Ci sono cambiamenti - spiega il presidente di commissione - che saranno argomento di approfondita discussione. D'altronde nessun provvedimento può ritenersi blindato in una democrazia parlamentare. Può sembrare una banalità ma non lo è». E se Sisto si è mantenuto sibillino ci pensa un comunicato di Forza Italia a rinfocolare le speranze dei dissidenti Pd: «Diciamo no al premio di lista e all'abbattimento della soglia di ingresso al 3%». Anche i Cinque Stelle si mostrano aperti a discussioni e modifiche (soprattutto sulla questione dei capilista bloccati). Un'ultima grana ai renziani la riserva poi Gaetano Quagliariello (Ncd) che sentenzia: «Non si vota con la fiducia».
Ed ecco perché Renzi ha fretta di concludere al più presto l' affaire Italicum : vuole portare in aula (e farlo votare) il testo licenziato dal Senato dove, se tornasse a causa di modifiche, potrebbe cadere.
di Pier Francesco Borgia
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