La Boschi scopre l'emergenza «Chiudiamo il Cara di Mineo»

Omicidi, mazzette, inadempienze. Quello siciliano è il centro profughi più grande d'Europa ma di aventi diritto all'asilo ce ne sono soltanto due su oltre 3mila ospiti

«Stiamo valutando se chiudere il Cara di Mineo». Lo ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, rispondendo a un'interrogazione parlamentare nel corso della question time alla Camera. Tutto dipende dalle verifiche che saranno effettuate, a seguito di una richiesta alla prefettura giunta a seguito del commissariamento della struttura, il più grande centro di accoglienza d'Europa per richiedenti asilo. La Boschi ha aggiunto che si sta cercando di riportare il centro «alla gestione ordinaria».

Perché oggi ordinaria non lo sembrerebbe affatto se solo si guardassero i numeri. Su 3042 ospiti presenti, di cui 2900 uomini, quelli provenienti da Eritrea, Libia e Siria, ovvero da quelle nazioni per cui si prevede il diritto d'asilo immediato, sono solo due. E gli altri? Attendono comunque il responso della commissione chiamata a valutare il loro status.

Dopo il fuoco incrociato, soprattutto a seguito dell'arresto di un 18enne ivoriano ospite della struttura per il duplice omicidio dei coniugi Solano di Palagonia, rapina aggravata e violenza sessuale sulla donna, si rinverdisce la polemica sul Cara alle parole del ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che ha definito la struttura di accoglienza «un gran bidone rifilato dalla Lega ai siciliani». «Faremo di tutto per deflazionarlo - ha aggiunto il ministro -. Intanto sono stati rafforzati i controlli. Il problema è sul mio tavolo e nessuna soluzione è esclusa». Non si è fatta attendere la risposta del predecessore Roberto Maroni, attuale governatore della Lombardia, affidata a un tweet: «Più Alfano insiste con le bugie su Mineo e l'immigrazione più la Lega Nord Padania aumenta nei sondaggi #avanticosì ». E ha ricordato come il consenso per la Lega abbia registrato un +1,3%, raggiungendo il 16,4% di intervistati che la voterebbe.

Querelle a parte resta un dato certo, quello di chi ha reale e costante contezza di quanto accade, ovvero il procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, che, in occasione della conferenza stampa sul duplice omicidio di Palagonia, ha detto che «il Cara è un'emergenza di Stato. È necessario il potenziamento delle forze di polizia e un presidio costante. Serve che le istituzioni prendano atto del fatto che non può ospitare 3000 persone che diventano ingestibili».

Di tanto in tanto gli appelli o le segnalazioni andrebbero ascoltati per agire prevenendo anziché correre ai ripari.

Nel tempo, invece, il Cara è rimasto lì e ha continuato a essere utilizzato anche dopo che l'inchiesta su Mafia Capitale, lo scorso mese di dicembre, ha scoperchiato il vaso di Pandora, da cui è emerso non solo lo scandalo della gestione, con un appalto per oltre 100 milioni di euro, ma anche delle ramificazioni come il filone d'indagine sulla spartizione dei posti tra parenti e amici, con cinque informazioni di garanzia nei confronti, tra l'altro, del sindaco di Mineo Anna Aloisi.

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