Bossetti si gioca l'ultima carta in Cassazione: «Sono innocente, fatemi l'esame del Dna»

I suoi avvocati: «Non può essere condannato in assenza della prova regina»

Patricia Tagliaferri

Roma Non c'è alcun dubbio sulla colpevolezza di Massimo Bossetti e non si è voluto cercare un capro espiatorio. Per il Pg della Cassazione Mariella de Masellis il carpentiere di Mapello non ha avuto nessuna pietà per Yara Gambirasio e «l'ha lasciata morire sola in quel campo» non lontano da Brembate, dove la ginnasta tredicenne è stata vista per l'ultima volta in palestra. Per questo chiede che venga confermata la condanna all'ergastolo.

Bossetti aspetta la decisione, che dovrebbe arrivare in tarda sera, nel carcere di Bergamo, «timoroso ma fiducioso», riferiscono i suoi legali. I supremi giudici potrebbero rendere definitivo il carcere a vita oppure annullare la condanna con rinvio ad un'altra Corte d'Appello, di fatto riaprendo un'istruttoria che potrebbe portare alla superperizia sul Dna, da sempre chiesta dalla difesa. Perché quel Dna trovato sugli indumenti della ragazza, per il Pg «dirimente» nel dimostrare la colpevolezza di Bossetti, per la difesa non apparterrebbe all'imputato. Seppur il giudizio della Cassazione sia solo di legittimità, non di merito, il nodo centrale del processo resta la traccia genetica, inizialmente battezzata «Ignoto1», ottenuta grazie all'analisi di 25mila campioni di Dna raccolti tra gli abitanti di Brembate e dintorni. «Fatemi la perizia e capirete che non sono il colpevole», è l'ultimo appello di Bossetti prima della camera di consiglio. «Un annullamento secco sarebbe impopolare ma coraggioso perché nella sentenza d'appello non ci sono prove scientifiche», azzarda l'avvocato Claudio Salvagni.

Ma la prova del Dna non è la sola contro Bossetti. Il Pg ricorda che l'imputato era sicuramente nella zona della palestra il 26 novembre del 2010, quando Yara scompare, come dimostrano le telecamere della zona che hanno ripreso un furgone simile a quello del muratore e il fatto che il suo cellulare abbia agganciato proprio la cella di Brembate un'ora prima che venisse dato l'allarme. Un evento che ha travolto l'intera comunità, la scomparsa di Yara, tanto da rendere inverosimili i «non ricordo» di Bossetti. «Se a ciascuno di noi viene chiesto dove eravamo l'11 settembre 2001, tutti lo ricordiamo», osserva il Pg. Sui vestiti della vittima poi sono state trovate delle fibre tessili compatibili con quelle della tappezzeria del furgone di Bossetti e delle sferette di metallo simili a quelle trovate nel mezzo. E ancora, a pesare, ci sono le ricerche fatte su internet su adolescenti in pose osé che dimostrano l'ossessione del muratore per le ragazzine.

Per l'accusa il profilo genetico con il quale si è arrivati a Bossetti era «corretto e assolutamente interpretabile». L'ipotesi avanzata dalla difesa che si sia voluto creare il laboratorio un Dna artificioso o contaminarlo, per l'accusa costituisce una «congettura a livelli di fantascienza».

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