San Paolo Rio de Janeiro sembra davvero non trovare pace. Mentre sono ancora vive nella memoria le immagini del terribile incendio che lo scorso 2 settembre ha totalmente distrutto il Museo Nazionale, simbolo della storia stessa del Brasile e mentre la città si riprendeva dai terribili acquazzoni che mercoledì notte hanno causato la morte di 6 persone, ieri il risveglio è stato ancora più drammatico. Un incendio ha, infatti, distrutto il centro di allenamenti delle giovanili del Flamengo, la squadra con più tifosi dell'intero Brasile, il Centro Tecnico «Ninho do Urubu», a Vargem Grande, zona est di Rio. Almeno 10 i morti, tutti in un'età tra i 14 e i 17 anni e tre feriti di cui uno grave.
Il centro era famosissimo nel mondo intero per sfornare le nuove promesse del calcio verde-oro e per questo ospitava centinaia di giovani atleti, provenienti da tutto il Brasile. Campi per allenarsi e dormitori sono andati distrutti in pochissime ore a causa di un cortocircuito scatenato, secondo le prime perizie da un condizionatore d'aria difettoso. E con essi i sogni di questi giovani, la maggior parte di classi povere con in testa solo un obiettivo: diventare campioni di calcio. Tra le vittime Christian, portiere titolare del Flamenco Jr già convocato dalla Nazionale under 17 e Pablo, originario del Minas Gerais nonché cugino del difensore Werley del Vasco. I dormitori in cui è scoppiato l'incendio sarebbero stati lasciati dai giovani la prossima settimana per trasferirsi in una nuova ala mentre il bilancio poteva essere ancora più tragico se non avesse piovuto il giorno prima. A causa delle forti piogge, infatti, gli allenamenti del venerdì erano stati annullati e i giovani calciatori di Rio erano tornati dunque a dormire nelle loro case. Nel centro erano rimasti solo i fuorisede.
«È la più grande tragedia che la nostra squadra abbia mai vissuto in 123 anni di storia» ha commentato Rodolfo Landim, presidente del Flamengo. Annullate per rispetto delle vittime tutte le partite in programma per la semifinale della Taça Guanabara, mentre il governatore Wilson Witzel e il sindaco Marcelo Crivella hanno decretato un lutto cittadino di 3 giorni. Per Pelé «questo è un giorno molto triste per il calcio brasiliano perché questi giovani hanno trovato la morte nel luogo in cui inseguivano i loro sogni», mentre Neymar ha espresso le sue condoglianze.
Solidarietà da tutto il mondo del calcio mondiale, mentre comincia adesso anche il valzer delle polemiche, come era accaduto nel 2016 con la strage aerea che aveva distrutto una squadra intera, quella di Chapecó. I pompieri di Rio hanno infatti dichiarato che il centro non aveva ancora la certificazione necessaria per funzionare ma che era in fase di regolarizzazione.
E se non bastasse nelle stesse ore in cui l'incendio veniva domato da un altro quartiere storico della città, quello di Santa Teresa, arrivava la notizia di un pauroso conflitto a fuoco tra narcotrafficanti di due favelas, Morros da Coroa e do Fallet. Bilancio: 13 morti.
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