Londra Il colpo di mano arriva nel pomeriggio di ieri, con il fragore di una bomba. Sembrava soltanto una remota possibilità, invece il premier inglese Boris Johnson ha chiesto alla regina la sospensione del Parlamento e lei gliel'ha concessa nel giro di poche ore. Del resto null'altro poteva fare Elisabetta dato che le decisioni importanti non si prendono a Buckingham Palace. Una chiusura di cinque settimane dal 10 settembre al 14 ottobre, annunciata dallo stesso Johnson via lettera e conferenza stampa. Nel messaggio inviato ai colleghi, li ragguaglia sui suoi piani confermando la volontà di portare a compimento la Brexit e di portare avanti un'ambiziosa agenda legislativa «per il rinnovo del nostro Paese dopo Brexit. Aiuteremo il servizio sanitario nazionale promette - combatteremo la criminalità, investiremo in infrastrutture e nella ricerca scientifica e taglieremo il costo della vita».
Tutti programmi che verranno sicuramente menzionati il 14 ottobre, quando il Parlamento riaprirà, nel discorso della regina. Sebbene Johnson lo neghi, questo significa che i parlamentari anti Brexit avranno pochissimo tempo per mettere in atto iniziative per bloccare l'uscita dall'Europa e i giorni a disposizione prima della sospensione sono soltanto sette visto che i deputati tornano dalle vacanze al 3 settembre. È dal 1945 che non accade nulla di simile e l'annuncio ha provocato un terremoto nell'opinione pubblica, nei partiti e nelle borse. La sterlina ha toccato un nuovo minimo storico, allineandosi all'euro. Lo speaker dei Comuni John Bercow ha definito la mossa di Johnson «un oltraggio costituzionale»: «È ovvio che l'intenzione è quella di bloccare il dibattito sulla Brexit». «La sospensione del Parlamento non è accettabile ha affermato il leader laburista Jeremy Corbyn - quello che sta facendo il nostro primo ministro è uno schiaffo alla nostra democrazia per forzare un'uscita senza accordo. La prima cosa che faremo il prossimo martedì sarà un tentativo legislativo per impedirgli di proseguire, seguito da un voto di sfiducia». Anche tra le file conservatrici la tensione è alta. Un gruppo significativo di deputati, tra cui l'ex premier John Major, hanno minacciato di ricorrere ai tribunali di ogni livello per bloccare la decisione e un ricorso alle Corti scozzesi è già stato presentato dalla portavoce del Partito nazionalista scozzese Johanna Cherry, mentre la leader dei Tory di Scozia Ruth Davidson è sull'orlo delle dimissioni.
Il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon ha invitato i parlamentare a unirsi per fermare il piano. «In caso contrario ha dichiarato oggi verrà ricordato nella storia come uno dei giorni più bui della nostra democrazia. Boris Johnson si comporta come un dittatore». «Potrebbe condurre a un voto di sfiducia - ha commentato il conservatore Dominic Greeve e c'è ancora tempo per farlo se necessario. Io certamente voterò per rovesciare un governo che persiste nel mettere in atto azioni così anticostituzionali». «Ci opporremo con tutte le nostre forze promette la leader dei Liberaldemocratici Joe Swinson Sospendendo il Parlamento, Johnson cancella la voce del popolo. È un'azione pericolosa e inaccettabile».
Chi si congratula, invece, è Donald Trump, che definisce Boris «un grande». Corbyn traduce: «Il presidente Usa sta dicendo che Johnson è esattamente quel che lui stava cercando, un primo ministro accondiscendente». Nel frattempo ieri una petizione lanciata per bloccare la sospensione parlamentare ha raggiunto circa 600mila firme in poche ore, raccogliendo più di 1.
300 nuove sottoscrizioni ogni minuto. E un sondaggio della YouGov ha rivelato che il 47% degli inglesi ritiene la sospensione inaccettabile. Intanto la gente è scesa in piazza per protestare a Londra, Manchester e Edimburgo.
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