Brexit come la guerra. Spunta il piano segreto per salvare la Regina

L'operazione, ideata per un attacco sovietico, rispolverata per disordini in caso di "no deal"

Brexit come la guerra. Spunta il piano segreto per salvare la Regina

Londra - Esiste un piano segreto per portare via da Londra la Regina e altri membri della famiglia reale in caso di violenti disordini causati da una Brexit senza accordo. Le strategie d'emergenza del governo sono state rivelate ieri dal Sunday Times che ha spiegato come la Gran Bretagna, nelle ultime settimane, abbia persino rispolverato l'Operazione Candid, il programma di salvataggio della famiglia reale proposto durante la Guerra Fredda.

Il rischio di un'uscita «no deal» dall'Unione Europea, continua ad aumentare e l'esecutivo è costretto a prepararsi anche allo scenario peggiore. Nel caso la reazione degli Inglesi si facesse violenta, il piano originariamente pensato nell'eventualità di un attacco nucleare da parte dell'Unione Sovietica prevede che la Sovrana e il Duca di Edimburgo vengano trasferiti immediatamente in una località segreta, fuori Londra. Quando l'Operazione era stata ideata, nel 1962, la coppia reale avrebbe dovuto venir evacuata via mare, utilizzando lo Yacht Britannia. In seguito c'erano state delle modifiche, ma poi il programma non era più stato rivisto fino ad ora, quando le autorità hanno deciso di reinserirlo nel gruppo di misure d'emergenza chiamate Operazione Yellowhammer, da mettere in atto in caso di un «no deal». Secondo la fonte del giornale infatti, «al momento non esiste un rischio imminente», ma sta aumentando la preoccupazione che la posizione della Regina sulla Brexit stia diventando «pericolosamente politicizzata» e che, in seguito a un'uscita senza accordo dall'Europa, Elisabetta possa diventare un obiettivo della rabbia della gente.

Lo scorso mese Sua Maestà aveva invitato i suoi sudditi a ricercare «basi comuni» e a «non perdere mai la visione d'insieme». Un discorso irrituale, per la Sovrana, solitamente molto attenta a rimanere neutrale riguardo ai dibattiti politici, che aveva sollevato dubbi e critiche. Ad ogni modo, l'esistenza del piano non significa che la Regina sia disposta a seguirlo. Non è la prima volta che una monarca inglese si rifiuta di lasciare la capitale. Durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre il Regno Unito combatteva i nazisti, tutta la famiglia reale rimase a Londra, rinunciando a mettersi in salvo. Ieri Downing Street e Buckingham Palace hanno declinato ogni commento, ma il ministro degli Interni Sajid David ha dichiarato che anche nell'ipotesi di un no deal, «il Paese rimarrebbe uno dei più sicuri del mondo». Nella trasmissione politica della Bbc, David ha aggiunto però che «ci sarebbero dei cambiamenti in termini di accesso ai database di alcuni archivi di sicurezza».

Il commento giunge anche come risposta indiretta alle recenti dichiarazioni del capo dell'anti-terrorismo della Polizia Metropolitana, Neil Basu, secondo cui, un'uscita senza accordo si rivelerebbe un disastro dal punto di vista della sicurezza internazionale e per tutte le operazioni di polizia che non potrebbero più contare su uno sforzo congiunto con le organizzazioni degli altri Paesi. «Sarebbe molto grave aveva detto Basu se Europa e Regno Unito non fossero più in grado di scambiarsi i dati e le informazioni biometriche di sospetti criminali e terroristi».

Sempre ieri, dalle colonne del Sunday Telegraph, il primo ministro May ha riconfermato la sua volontà di ripresentarsi a Bruxelles «con un mandato rafforzato, nuove idee e una rinnovata determinazione», insistendo che la data d'uscita rimane la stessa.

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