Da brillanti protagonisti del "sistema Milano" all'onta dell'arresto

I sei inquisiti tra gli artefici della nuova città. Ma l'inchiesta getta molte ombre

Da brillanti protagonisti del "sistema Milano" all'onta dell'arresto
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Fino a qualche giorno era lo scintillante sistema Milano e almeno due dei sei arrestati ne erano fra i massimi interpreti. L'ormai ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi si era commosso solo qualche giorno fa rassegnando davanti ai consiglieri comunali le proprie dimissioni. Non gli è bastato per evitare l'onta, lo stesso destino di Manfredi Catella, personaggio dalla fortissima proiezione internazionale, uno degli artefici del nuovo skyline ambrosiano, costruttore e presidente di Coima. Ancora, figlio di quel Riccardo Catella che da vero visionario aveva inseguito il sogno di creare un distretto di grattacieli lanciati nel futuro a Porta Nuova, allora terra di nessuno fra luna park e piccola malavita. A Riccardo è dedicata, in un angolo del quartiere, una Fondazione presieduta con orgoglio dal figlio.

Catella junior, classe 1968, moglie statunitense e cinque figli, con gli americani di Hines ha realizzato ciò che il padre immaginava e un tumore gli ha impedito di costruire e questa continuità non è solo un dato anagrafico, ma racconta lo spessore di un progetto che ha cambiato il volto della metropoli. Certo, il Bosco verticale e la Biblioteca degli alberi, solo per citare due icone, sono ormai parte dell'immaginario collettivo e nessuna inchiesta potrà scalfirli. Alla fine l'operazione Porta Nuova, conclusa nel 2015, ha raggiunto un valore vicino ai 2,5 miliardi di euro.

Ma Catella era andato oltre: aveva venduto i grattacieli al fondo sovrano del Qatar ed era ripartito con Coima, al centro di ulteriori operazioni: dallo scalo Farini allo Scalo Romana, insieme a Covivio e Prada, con la strepitosa vetrina delle palazzine del Villaggio olimpico che poi diventerà uno studentato, parola che ormai indica il business dei business.

Dall'altra parte della barricata c'era Tancredi, che l'altro giorno, inciampando nelle lacrime, aveva detto alla platea di Palazzo Marino: "Ci tengo a dire che la mia vita, professionale e non, è sempre stata improntata a valori etici e morali". Nella giunta Sala dal 2021, prima dirigente dell'urbanistica e poi assessore, con un upgrade che qualcuno aveva giudicato temerario, Tancredi ha seguito tutte le grandi partite milanesi: la riqualificazione degli scali ferroviari, il Portello, Mind, Cascina Merlata, e poi la saga infinita di San Siro, ancora in pieno svolgimento. La sua filosofia urbanistica è contenuta nel libro scritto a quattro mani con Riccardo Dell'Osso, Next Milano 2015-2030 Urban Regeneration. Qui Tancredi sembra quasi fare la parte del grillo parlante: "La grande sfida è non replicare i modelli di Londra, della stessa Parigi o di altre grandi metropoli che hanno diviso la città in classi sociali". Non basta e lui va oltre: "Il rischio è quello di una città esclusiva che in altri contesti, penso a Manhattan, esiste già. A Milano questo rischio esiste perché gli interessi sono forti".

Sembra, con quello che sta accadendo oggi, un vorticoso gioco di specchi ma è presto per emettere giudizi. La sirena incantatrice era per i magistrati un altro architetto, Giuseppe Marinoni, inserito per molti anni nella strategica Commissione paesaggio, riconfermato su input di Tancredi e poi Presidente dello stesso organismo fino a pochi mesi fa. Marinoni sarebbe l'uomo dei conflitti di interesse, anzi secondo i pm operava "in una condizione di totale conflitto di interessi che ometteva di dichiarare e falsamente negava nel suo mandato fra il 2021 e il 2025". Ma, attenzione, non si tratta di un grigio burocrate: è professore al Politecnico di Milano e nel 2010 ha vinto il concorso internazionale per l'Aeroporto Malpensa "La porta di Milano Soglia Magica".

Oggi però si guarda al rovescio delle medaglie e la lettura di una folgorante stagione di sviluppo viene capovolta.

Ecco nel mirino l'architetto Alessandro Scandurra, membro della indagatissima Commissione Paesaggio dal 2018 al

2024, e poi Andrea Bezziccheri, il costruttore al vertice di Bluestone, l'unico in cella come ai tempi di Tangentopoli, e infine l'ennesimo architetto, Federico Pella, socio e amministratore dello studio di progettazione J+S.

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