Ma Bruxelles gela la Gran Bretagna: "I negoziati non si possono riaprire"

Faccia cattiva di Juncker al telefono con la premier e Macron ai giornalisti: «Quello raggiunto è il miglior accordo possibile»

Ma Bruxelles gela la Gran Bretagna: "I negoziati non si possono riaprire"

Londra E adesso l'Europa non può più rimanere alla finestra. Dopo il voto e la dichiarazioni di stasera qualcosa a Bruxelles dovranno pur decidere se non vogliono essere accusati in futuro di non aver fatto tutto il possibile per evitare il tanto temuto «no deal». Theresa May ha dichiarato ieri ai Comuni di voler tornare a chiedere di riaprire le trattative sull'accordo bocciato il mese scorso, in particolare sul quel famigerato «backstop» che rischia di far fallire la Brexit. Anche se le prime dichiarazione lasciano presagire un confronto tutto in salita: «L'accordo di Brexit è e rimane il migliore e l'unico modo per garantire un ritiro ordinato del Regno Unito dall'Unione Europea. Il backstop è parte di questo contratto e non è aperto per la rinegoziazione», fa sapere un portavoce del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk.

La clausola che garantisce l'assenza di un confine fisico tra Irlanda del Nord e Repubblica d'Irlanda anche dopo l'uscita dall'Europa è stata voluta da entrambe le parti soltanto che esistono per ora due punti di vista diversi sulla sua attuazione e questo ha provocato in sostanza il rigetto dell'accordo da parte del Parlamento inglese. Fino a questo momento però a Bruxelles avevano mantenuto la linea dura. Tutti a dire che le trattative non sarebbero mai state riaperte perché quello era il piano migliore che si poteva ottenere. Nessuno però credeva che il Regno Unito sarebbe arrivato a un passo dall'abisso, vale a dire da un'uscita bilaterale senza uno straccio di documento sottoscritto e approvato da entrambe le parti.

Negli ultimi giorni la tensione ha cominciato a serpeggiare anche nei corridoi del Parlamento europeo soprattutto per il rischio, sempre più incombente, che la Gran Bretagna possa finire fuori dall'Unione, non tanto intenzionalmente, ma semplicemente perché il tempo legalmente previsto per le negoziazioni giungerà alla fine senza che sia stato raggiunto un accordo finale, come ha detto la vice capo negoziatrice europea della Brexit, Sabine Weyand. «Fino ad ora siamo rimasti affascinati da quello che stava accadendo alla Camera dei Comuni ha dichiarato alla Bbc ma dateci qualche settimana. Se non cambia nulla comincerete a notare i primi segnali di panico nelle capitali europee...».

Certo fino a ieri c'era chi pensava che rimanere a guardare fosse la mossa più intelligente. Continuare a rifiutarsi di riaprire le trattative avrebbe potuto convincere il Regno Unito a optare per una soft Brexit per evitare il «no deal». L'approvazione dell'emendamento del Conservatore Graham Brady, che affida a May l'incarico di cercare una soluzione alternativa al «backstop», lancia però un chiaro segnale all'Europa e allo stesso tempo garantisce al primo ministro più forza nei confronti dell'Unione.

Ieri, prima del voto ai Comuni, la premier aveva già avuto un colloquio con Jean-Claude Junker che aveva riconfermato una chiusura totale. Così come il presidente francese Emmanuel Macron: «È il migliore accordo possibile. Non è rinegoziabile».

La possibilità di un'uscita è un'eventualità che «nessuno vuole, ma per la quale dovremmo tutti preparaci». Ora però, sebbene malvolentieri, a Bruxelles potrebbero essere costretti a mostrare una qualche apertura nei confronti dei cambiamenti richiesti dagli inglesi.

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