Bruxelles prenota la manovra Il conto al prossimo governo

La Commissione boccia Padoan: tagli per 3,5 miliardi. Dombrovskis: "Non toccate le riforme delle pensioni"

Bruxelles prenota la manovra Il conto al prossimo governo

Nessuna benevolenza. Nemmeno la debâcle dell'Ema ha ammorbidito Bruxelles e il parere sulla legge di Bilancio 2018 della Commissione europea si conferma nella versione più dura. Bocciati per la mancata riduzione del debito pubblico e obbligati a fare una manovra da 3,5 miliardi per correggere il deficit ed emendare la legge di Bilancio che ancora non è stata approvata. Unica concessione, il rinvio a maggio delle misure correttive. Ma nelle indicazioni dell'esecutivo europeo c'è anche un extra, che consiste nell'invito a non fare nulla sulle pensioni.

Nelle comunicazioni sugli squilibri macroeconomici, la Commissione europea mette in mora l'Italia insieme a Belgio, Austria, Portogallo e Slovenia, sostenendo che in questi paesi c'è un «rischio di inadempienza» sulla riduzione del deficit. Le conseguenze le ha spiegate a voce il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis: una correzione di bilancio.

Nello specifico dell'Italia, si prevede «una deviazione significativa dal percorso di aggiustamento» del disavanzo. L'Italia deve assicurare «almeno» la riduzione del deficit di bilancio in termini strutturali dello 0,3% del Pil nel 2018. Per Bruxelles l'impegno italiano si è fermato allo 0,1%. Servono dei «chiarimenti», ha commentato il commissario agli affari economici Moscovici. In realtà è una richiesta esplicita di una correzione dei conti per lo 0,2% di Pil (i 3,5 miliardi). Ma non subito. Né Dombrovskis né Moscovici hanno specificato quando ci sarà la richiesta ufficiale della correzione, ma è noto che sarà in maggio. Quando l'Italia avrà già votato e ci sarà un nuovo governo.

Fonti del ministero dell'Economia guidato da Pier Carlo Padoan hanno cercato di ridimensionare l'allarme, questa volta senza criticare i conti di Bruxelles. «Il governo è fiducioso che attraverso il dialogo costruttivo con la Commissione potranno essere chiariti i diversi punti di vista, senza la necessità di ricorrere ad ulteriori interventi». In altre parole, forse si potrà evitare una manovra continuando il dialogo Roma-Bruxelles. Compito che presumibilmente spetterà al prossimo esecutivo che si ritroverà in dote il conto da 3,5 miliardi nel 2018 e, nell'anno successivo, clausole di salvaguardia da disinnescare per 15 miliardi di euro.

Altra conto da pagare, sarà quello - antico - del debito pubblico, dove l'inadempienza nella riduzione è certa. L'elevato debito pubblico italiano «limita lo spazio di manovra del governo per investimenti produttivi» e «data la dimensione dell'economia italiana, questo è fonte di preoccupazione per l'intera area euro», si legge nella lettera al ministro Pier Carlo Padoan.

Gli altri «squilibri» italiani sono noti. Crescita modesta, anche a causa «dell'andamento demografico», produttività al palo, troppi crediti deteriorati. Ma i commissari sono entrati nello specifico di uno dei temi più caldi della legge di Bilancio, cioè le pensioni. «Noi pensiamo sia necessario che l'Italia resti fedele alle riforme, che le attui perché importante per la sostenibilità del bilancio a lungo termine e per il debito».

Dombrovskis sembra non avere seguito gli ultimi sviluppi, le promesse del governo ai sindacati ma ieri ha criticato l'adozione dell'Ape. Scontato, quindi, un no alle nuove misure annunciate da Palazzo Chigi, che sono più generose. Se il governo le attuerà ne dovrà rispondere il prossimo governo.

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