Stallo a Bruxelles con l'Unione europea che si è impantanata sul green con una riunione fiume durata per quasi tutta la giornata di ieri per arrivare a un accordo sull'obiettivo del taglio delle emissioni del 90% al 2040. Al Consiglio ambiente è infatti andato in scena un vero e proprio braccio di ferro tra gli stati membri più intransigenti e chi invece chiedeva maggiore flessibilità.
Ad essere confermato è l'obiettivo al 2040 ma il principale punto di discussione è stato il percorso per arrivare a tagliare il 90% delle emissioni. L'argomento più spinoso riguarda la percentuale di emissioni derivante dal finanziamento di progetti in territori extra Ue poiché, più alto è il tasso dei crediti, meno sacrifici dovranno fare gli stati membri. La Commissione europea parla di "uso limitato" fissato al 3%, una percentuale ritenuta insufficiente da vari governi a partire dall'Italia. A dettare la linea italiana è stato già dalla mattina il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (in foto) che ha chiesto un aumento almeno al 5% dei crediti internazionali, il miglioramento e rafforzamento delle clausole di flessibilità e il richiamo al principio di neutralità tecnologica includendo un riferimento esplicito ai biocarburanti sostenibili per il settore del trasporto su strada. Pichetto Fratin ha inoltre proposto che il 5% di crediti sia calcolato a livello europeo con un meccanismo di acquisto attraverso una piattaforma Ue anticipata al 2031 (invece che a partire dal 2036). Anche la Francia ha dichiarato "non accetteremo di scendere sotto il 5%" mentre sono contrari alle condizioni della Commissione anche Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca con la Polonia che avanza la richiesta più alta del 10%. Dall'altro lato Spagna e Germania sono schierate a sostegno dell'ultima proposta danese che prevede il limite del 3% per i crediti internazionali. Il ministro spagnolo dell'Ambiente Sara Aagesen ha dichiarato che: "Se siamo leader nel contrasto al cambiamento climatico dobbiamo dare segnali adeguati agli investitori, dunque crediti esteri dal 2036 e il 3% è il massimo".
Per trovare un accordo è necessaria la maggioranza qualificata ovvero il 55% degli Stati membri a favore che rappresentino almeno il 65% della popolazione totale dell'Ue ma la Commissione, come spiegato dal commissario al Clima Wopke Hoekstra per "il tango si deve ballare a 27", vorrebbe un accordo unanime difficilmente raggiungibile.
Mentre i ministri europei erano impegnati in questa complessa trattativa, il segretario dell'Onu Guterres ha affermato che il superamento della soglia di riscaldamento globale di 1,5°C ormai è "inevitabile" e che gli impegni climatici assunti dai paesi di tutto il mondo potrebbero limitare il riscaldamento a 2,5 °C, una cifra ancora lontana dal rispettare l'Accordo di Parigi ed evitare le conseguenze più catastrofiche.
La riunione dei ministri dell'ambiente europei di ieri ha inoltre avuto una particolare importanza anche perché lunedì prende il via a Belem in Brasile la Cop30, la conferenza globale sul clima, in cui l'Ue dovrà arrivare con una proposta concreta sul clima. Per l'Italia partecipa il ministro degli esteri Antonio Tajani che è già volato in Brasile perché da giovedì inizia la riunione dei capi di stato e di governo.