Senatore Marcucci, lei ha più volte invitato il suo partito a non sabotare i referendum. Chi sono i sabotatori?
«L'invito era ad approfondire le materie sottoposte ai referendum, affinché non prevalesse il comodo rifugio dell'astensionismo. L'invito è ancora valido, centrodestra e centrosinistra nei decenni avrebbero dovuto capire che sulla giustizia non si scherza. Arrivare ad un sistema più equo, garantista per tutti gli italiani, purtroppo è un traguardo ancora da raggiungere».
È sufficiente un solo giorno per dare agli italiani modo di esprimersi o sarebbe preferibile votare in due giorni?
«Sono contento che il governo abbia scelto un election day che fa risparmiare e che è una spinta alla partecipazione. Nonostante sia stato negli anni scorsi il primo firmatario della legge che ha ridotto a un solo giorno le votazioni, trovo di buon senso la proposta del presidente Berlusconi. Ridurre l'astensione deve essere un obiettivo di tutti».
I referendum costituzionali non hanno mai portato bene a chi li ha promossi. Prevede un esito diverso?
«I referendum abrogativi hanno l'onere di raggiungere il 50% più uno, e la casistica degli ultimi anni da questo punto di vista non è incoraggiante. Per questo bisogna fare tutti gli sforzi possibile: se falliamo il quorum, non vince nessuno e mandiamo un messaggio negativo al Paese».
Quale dei quesiti ritiene più importante per cancellare quel giustizialismo da cui si sente lontano?
«Nel merito dei referendum, voglio prima vedere fin dove arriva il Parlamento. Ho molta stima della ministra Cartabia, mi sembra che stia affrontando i nodi del sistema giudiziario con molta competenza e determinazione, la stessa che mi auguro venga dalle aule parlamentari. I ritardi della giustizia sono un gravissimo problema che ci portiamo appresso da decenni. Anche recenti inchieste hanno purtroppo confermato lo stato di salute non buono del sistema».
Quali contraccolpi dalla campagna referendaria nel Pd e nella già pericolante alleanza con M5s?
«Il M5s su questo, come su altri temi, farà le sue valutazioni. Nei mesi scorsi, ricordo considerazioni incoraggianti del ministro Di Maio anche sulla giustizia. Certo anche questo non è un dossier secondario, il M5S forcaiolo del passato non è che sarebbe proprio un alleato in sintonia. Europeismo, atlantismo, garantismo e riformismo dovrebbero essere le nostre bussole».
Ha parlato di riprendere iniziativa politica dopo il sorpasso di Fdi nei sondaggi. Guarda a nuove alleanze?
«Vedremo che cosa farà Conte nelle prossime settimane, la polemica sulle spese militari non mi è piaciuta. L'ex presidente del Consiglio sa che altre fibrillazioni, o peggio una vera e propria crisi del governo, significherebbe la fine dell'alleanza con il Pd.
Come sa, io sono da tempi non sospetti un fautore del proporzionale. Inoltre i dem sono da sempre quelli della responsabilità e della stabilità, come farebbero ad andare alle urne con un M5S tentato da una linea alla Di Battista'».
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