Economia

Burocrati in sciopero: boicottiamo la manovra

I tecnici del ministero in polemica per un'indennità revocata

Burocrati in sciopero: boicottiamo la manovra

nostro inviato a Capri (Na)

Pier Carlo Padoan si definisce «un uomo pedante», che «bada alla sostanza dei numeri». E quelli della legge di Stabilità - per stessa ammissione del ministro - non ci sono ancora. Dal palco dei giovani imprenditori, il responsabile dell'Economia confida che il testo non è ancora pronto. Poi si inoltra in un territorio anomalo per la sua formazione: fa mille ringraziamenti per i funzionari del Mef («i miei colleghi», li chiama) che collaborano con lui al ministero. Un apparente controsenso: il testo non è pronto e il ministro ringrazia chi lo dovrebbe scrivere e non l'ha ancora fatto.

Il motivo c'è. Padoan si trova a fronteggiare una situazione del tutto nuova in via XX Settembre. Seppure non dichiarato, i suoi funzionari (quelli per cui si spertica in lodi) hanno avviato nella sostanza uno sciopero bianco. Cioè, non stanno scrivendo la manovra che il Consiglio dei ministri ha approvato giovedì scorso. Non si tratta di un golpe contro il ministro o di una ribellione contro la colorazione politica del governo. Al contrario. I funzionari dell'Economia e della Ragioneria generale dello Stato, in particolare, sono furibondi perché il governo ha deciso di ridurre loro un'identità contrattualizzata.

Si tratta di quella che è sempre stata loro riconosciuta in funzione della circostanza che questa élite della dirigenza pubblica - indipendentemente del governo di turno - ha sempre avuto una mole di lavoro decisamente superiore a quella di ogni altra amministrazione. Soprattutto durante l'elaborazione delle leggi di Bilancio e la successiva sessione parlamentare di Bilancio.

A questi dirigenti è sempre stata finora riconosciuta una speciale indennità alimentata con le mancate riscossioni delle vincite delle lotterie a da uno speciale flusso finanziario dello Stato. Con questa manovra, loro stessi hanno dovuto scrivere che questa indennità veniva ridotta. Ma una volta fatto, si sono fermati. E non stanno scrivendo le norme della legge di Stabilità.

Va detto che per questi funzionari non ci sono sabati o domeniche, tantomeno ferie. Ma Yoram Getguld, ormai commissario unico alla spending review dopo le dimissioni di Roberto Perotti, ha pensato bene di ridurre quest'indennità. In questa vicenda paradossale si inserisce poi il ricambio al vertice della Ragioneria generale dello Stato. Daniele Franco ha condiviso con la presidenza del Consiglio ogni singolo articolo della manovra. Scade a maggio, e non gli dispiacerebbe essere confermato. Gli altri funzionari della Rgs, invece, per tradizione e convincimenti personali (pur essendo la maggior parte di simpatie Pd) non condividono fino in fondo la manovra in deficit, decisa dal governo; tantomeno, sono d'accordo con l'idea di una conferma di Franco al vertice della Rgs.

Così, un po' per il taglio dello stipendio (sono pronti decine di ricorsi) un po' per la carriera, hanno tutti incrociato le braccia. E nel week end, anziché scrivere il testo della legge di Stabilità da inviare in Parlamento, contano di non recarsi in ufficio.

Da qui, nel tentativo di blandirli, il pubblico apprezzamento da parte di Padoan.

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