È una mattina di metà luglio del 2014. Di buon'ora l'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio (oggi ministro delle Infrastrutture), bussò alla porta dell'abitazione romana dell'ingegner Carlo De Benedetti. Perché mai il braccio destro del premier fu così poco istituzionale, rendendo omaggio al patron di Repubblica? «È un imprenditore italiano, io ne incontro tanti per avere il polso del Paese», si difese l'ex sindaco di Reggio Emilia.
Giustificazione un po' debole considerato che il presidente del gruppo Espresso era già stato ricevuto tre mesi prima dallo stesso Renzi a Palazzo Chigi. La presenza ingombrante dell'Ing nell'attività del governo, infatti, è pressoché un dato di fatto. La ex controllata del gruppo Cir (che fa capo ai tre figli di De Benedetti), infatti, ricevette una boccata d'ossigeno grazie allo sblocco di 150 milioni di euro del capacity payment, una specie di incentivo concesso ai produttori di energia che di sicuro non ha ostacolato il trapasso dell'azienda in difficoltà alle banche creditrici.
Si può considerare una naturale prosecuzione della liaison la vicenda dell'ex viceministro dello Sviluppo, Claudio De Vincenti (oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio), intercettato dalla Procura di Savona a interloquire con l'ex ad di Sorgenia, Andrea Mangoni, per sbloccare la centrale Tirreno Power di Vado Ligure. «Bisogna stare attenti a non fare delle cose che un domani peggiorano la situazione», disse il numero due di Via Veneto, che non è indagato (come non lo è nessun funzionario del ministero). Tuttavia, pur ammettendo la necessità di attutire l'impatto dell'ennesima crisi ambientale che aumenta la disoccupazione, non si può sorvolare su una disponibilità forse eccessiva. Si fa presto, però, a dubitare se si ricorda che il governo ha prorogato i canoni per le frequenze tv consentendo a Persidera (70% Telecom e 30% Espresso) di non subire l'aggravio dei costi ipotizzato dall'authority tlc.
Va da sé che definire «stretto» il legame che intercorre tra il governo di Matteo Renzi e l'Ingegnere rappresenti un eufemismo. Soprattutto ricordando la nomina di Tito Boeri alla presidenza dell'Inps. L'economista, presidente della Fondazione De Benedetti, editorialista di Repubblica , ha un profilo riformatore che potrebbe ben accompagnarsi a quello del premier (nonostante prima dell'insediamento non gli avesse risparmiato qualche strale). Eppure Boeri non è mai stato un esperto di previdenza: tant'è vero che le sue idee per ridurre i costi delle prestazioni hanno lasciato interdetto il capo del governo sempre più in crisi di consensi. È palese che la designazione di Boeri non possa classificarsi come un «favore» all'Ing né, tantomeno, come un «risarcimento» per qualche consiglio rimasto inascoltato, come le indicazioni volte a insediare al Tesoro il bocconiano Tabellini o l'eterodosso Barca.
Fanno, invece, sorgere qualche malevolo interrogativo le indiscrezioni che vorrebbero l'ad di Cir, Monica Mondardini, come manager papabile per Poste ove è sempre saldo in sella Francesco Caio. Come diceva Andreotti, «a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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