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C'è presidente e presidente

Giorgio Napolitano ieri era contento di aver visto rotolare la testa di un altro suo avversario politico, il senatore di Forza Italia Augusto Minzolini

C'è presidente e presidente

C'è presidente e presidente. E la differenza si vede e si sente. Vediamo il primo, quello emerito. Giorgio Napolitano ieri era contento di aver visto rotolare la testa di un altro suo avversario politico, il senatore di Forza Italia Augusto Minzolini, già direttore del Tg1, tra i più attivi in Parlamento a denunciare con forza l'ex capo dello Stato come artefice del complotto che fece cadere Berlusconi nel 2011. Minzolini è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione a due anni e sei mesi per una controversa questione di note spese (in primo grado venne addirittura assolto) presentate alla Rai all'epoca della sua direzione. Ci sono due cose sospette in questa sentenza. La prima è che la pena, cosa rara, è stata alzata (in appello fu di due anni) giusto del necessario (sei mesi) per fare scattare la legge Severino e provocare così la decadenza di Minzolini da senatore. La seconda è che ad emettere la sentenza è stato Giannicola Sinisi, che non è un giudice qualsiasi. Sinisi è infatti un magistrato politico in senso letterale. Ha esordito nel 1993 come sindaco democristiano del suo paese ed è poi entrato in Parlamento nel 1996, dove ha fatto carriera nella sinistra prodiana proprio all'ombra dell'allora ministro Giorgio Napolitano, di cui fu sottosegretario all'Interno. Ambizioso come pochi, Sinisi si candidò anche a governatore della Puglia, ma venne sconfitto da Raffaele Fitto. In un Paese con un sistema giudiziario appena normale, un magistrato con questo tipo di curriculum dovrebbe astenersi dal giudicare un avversario politico e dal provocarne la decadenza da senatore. Non facendolo, ci resterà il dubbio - infondato, ma legittimo - che il suo giudizio sia stato condizionato dalla sua esplicita appartenenza politica avversa e dalla sua solida amicizia con il presidente Napolitano, nemico dell'imputato.Altro presidente, Sergio Mattarella, altra storia. Ieri il capo dello Stato ha concesso la grazia parziale, salvandolo dal carcere, a un imprenditore di Bergamo condannato a sei anni per aver sparato a casa sua contro una banda di ladri albanesi, uccidendone uno. Supplendo all'imbarazzante silenzio del governo, Mattarella ha anche espresso solidarietà alla famiglia dell'anziana donna uccisa a bastonate dai ladri che la scorsa settimana erano entrati a casa sua. Con un segnale chiaro alla magistratura e a una certa politica: i ladri sono i cattivi, i cittadini aggrediti i buoni.

Grazie, presidente.

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