Caccia alla manina anti-Pd in casa 5s

Veleni e sospetti tra i grillini sull'attacco della Scutellà agli alleati

Caccia alla manina anti-Pd in casa 5s

Chi ha confezionato il discorso, letto nell'Aula di Montecitorio dalla deputata grillina Elisa Scutellà per annunciare il sì al provvedimento sulle intercettazioni, puntava a far salire la tensione tra Pd e Cinque stelle. Con un obiettivo finale: sabotare l'alleanza giallorossa. In una fase calda non solo per l'emergenza Coronavirus ma anche per i veleni che accompagnano la difficile trattativa per le elezioni regionali.

Questa è l'unica certezza a tre giorni dall'incidente in Aula. E non è un caso che appena la parlamentare Scutellà abbia terminato la dichiarazione di voto, il capogruppo dei Cinque stelle Davide Crippa si sia affrettato a raggiungere in Transatlantico Emanuele Fiano per dissociarsi dalle parole (durissime contro il Pd) della deputata grillina. Mentre alcuni parlamentari grillini hanno spedito messaggini a Rocco Casalino, portavoce del premier Giuseppe Conte, prendendo le distanze dall'intervento della collega.

La diplomazia grillina sembra, per ora, aver raggiunto l'obiettivo: strappo evitato. Ma nel Movimento scatta la caccia per stanare la manina anti-Pd che ha provato a far saltare il patto giallorosso. I sospettati, spulciando un po' di chat (infuocatissime) dei deputati grillini, sarebbero due: Riccardo Ricciardi, vicecapogruppo del M5s alla Camera, e Silvia Virgulti, componente dello staff della comunicazione pentastellata. Chi ha autorizzato quell'invettiva contro gli alleati di governo?

Tra le truppe grilline c'è chi avanza il sospetto che Ricciardi fosse a conoscenza (avesse letto il testo) dell'intervento della collega. Perché non ha avvisato il capogruppo Crippa? Ma soprattutto Vito Crimi, capo politico reggente dei Cinque stelle, era stato messo al corrente del discorso? Un discorso di fuoco, quello della parlamentare, dove sono state «rispolverate» le intercettazioni di Salvatore Buzzi tratte dall'inchiesta Mafia Capitale. Parole che alle orecchie di Pd e Italia Viva devono essere suonate come una provocazione.

Altri indizi portano allo staff comunicazione. Nel mirino pare sia finita Silvia Virgulti. Lei o una collaboratrice pare abbiano visionato e autorizzato l'arringa anti-Pd. Individuato il killer, va scoperto il mandante.

Chi voleva mettere in crisi il governo? Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio? Stuzzicato dall'idea lanciata dell'ex alleato Matteo Salvini di un governo di salute pubblica senza Conte? La manina anti-Pd è stata una mossa (sgambetto) di Alessandro Di Battista che pianifica il rientro e punta a far saltare gli equilibri. La resa dei conti andrà in scena domani: è in programma un'assemblea del gruppo parlamentare con i responsabili della comunicazione e il «facilitatore» Emilio Carelli. La manina anti-Pd si faccia avanti.

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