Elezioni politiche 2022

"Ci ridono dietro. A Letta chiesto il minimo, se risponde no è colpa sua"

Il leader di Azione tiene l'ultima porta aperta al Pd, ma fissa i paletti: "Letta decida presto sennò non si chiude. Pieno di contraddizioni, no alle ammucchiate"

Calenda: "Ci ridono dietro. A Letta chiesto il minimo, se risponde no è colpa sua"

Una decisione ufficiale potrebbe arrivare in giornata, ma la tiritera di Carlo Calenda sembra essere destinata a proseguire fino all'ultimo momento. Si passa dalle aperture agli ultimatum, con il risultato di uno stallo nell'ambito delle alleanze. Il leader di Azione alza la posta ma non dice "no". E affida a diversi tweet veti e condizioni. Un atteggiamento che, come scrive Laura Cesaretti su ilGiornale in edicola oggi, è stato accolto dal Partito democratico con nervosismo e scoramento.

Le condizioni di Calenda

Ieri sera i segretari di Azione e +Europa hanno inviato una lettera a Enrico Letta, sollecitato a prendere una posizione definitiva accogliendo due paletti ben precisi: strada sbarrata a chi non ha votato la fiducia al governo Mario Draghi; intesa totale sui punti programmatici. Calenda, intervistato dal Corriere della Sera, ha posto una serie di prerequisiti e ha denunciato il comportamento del Pd: "Siamo molto delusi. Oggi l'agenda Draghi è totalmente sparita. Non abbiamo avuto alcuna risposta".

Il numero uno di Azione non ha mandato giù la tentazione di imbarcare gli ex Movimento 5 Stelle e gli anti-Draghi, così come non ha digerito la melina di Letta: "Questa coalizione sta diventando una roba improponibile, ci facciamo ridere dietro. Non vinceremo mai così".

Comunque Calenda non ha chiuso la porta al dialogo con il Partito democratico. Allo stesso tempo ha posto sul tavolo una richiesta dirimente: "no" a Luigi Di Maio, Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e Angelo Bonelli dei Verdi. Al limite, è l'idea, una soluzione potrebbe essere quella di candidarli nel proporzionale e nella lista Democratici e progressisti. In tal senso ha fatto sapere che Mariastella Gelmini e Mara Carfagna non verranno candidate negli uninominali, "proprio per trovare tutte le soluzioni che uniscono".

Il pressing su Letta

Il tempo passa: Calenda e Letta condividono la necessità di scegliere a stretto giro, ma entrambi rimandano la palla nel campo dell'altro. Il leader di Azione ritiene che ora sia tutto nelle mani del segretario del Pd, invitato ad assumere un'iniziativa chiara senza perdere ulteriore tempo: "Basta, Letta decidesse sennò non si chiude e ognuno farà i conti con la propria coscienza. Sta accumulando una contraddizione dietro l'altra. Ogni giorno ce n'è una".

Nello specifico è stata denunciata la situazione caotica all'interno del Partito democratico, che sogna un campo larghissimo tenendo insieme linee diametralmente opposte: Sinistra italiana che non ha votato la fiducia a Draghi, la volontà di accogliere ex grillini, l'appello di diversi dem per provare a ricucire con i 5 Stelle. Ma anche l'eccessivo avvicinamento a Di Maio: "È il simbolo del trasformismo e dell'incompetenza".

Per Calenda non si può proseguire su questa strada: "Il Pd non può tenere dentro tutto e il suo contrario. Fatta così questa è una coalizione disegnata per perdere". Forti scetticismi sono arrivati anche in merito alla tassa di successione per finanziare una dote a favore dei 18enni, mentre il leader di Azione chiede nettezza - ad esempio - sul rigassificatore di Piombino. "Si batte la destra con una proposta di governo, non con le ammucchiate", è l'avvertimento finale di Calenda.

I dubbi sul Pd

In mattinata Calenda è intervenuto anche su Twitter, con diverse righe che fanno trapelare dubbi pesanti sul Partito democratico. La dote ai 18enni viene giudicata "una proposta che aggira i veri problemi che sono formazione e tasse sul lavoro". E parlare di patrimoniale "terrorizza i cittadini che escono da due anni di Covid e sono alle prese con inflazione".

Perplessità pure sulle strategie dei dem: il sospetto è che il Pd voglia imbarcare tutti, accusando poi chi si dovesse sfilare di aver favorito la vittoria del centrodestra. "Non funzionerà. Non abbiamo accettato la stessa logica su Conte/campo largo. Nel caso fermeremo la destra sul proporzionale battendoci a viso aperto. Abbiamo chiesto il minimo sindacale. Se la risposta sarà no, la responsabilità della rottura sarà interamente sua (di Letta, ndr)", è il monito di Calenda sui social.

La tentazione terzo polo

Gli occhi di Azione sono rivolti anche verso il terzo polo che Italia Viva si appresta a lanciare in via definitiva. Proprio ieri Matteo Renzi ha annunciato che, se gli schieramenti politici restassero quelli di oggi, si sgancerebbe dal Pd e punterebbe tutto su uno spazio riformista e moderato nel segno di Draghi. Braccia aperte a Calenda, verso cui Renzi ha usato parole accomodanti: "Se decide di stare in questa parte ha un ruolo molto rilevante".

Ma ieri sera Letta ha rivolto un appello accorato a tutti coloro che stanno manifestando dubbi su un'alleanza allargata e ha messo sull'attenti chi è tentato dalla possibilità di sposare il progetto di un terzo polo: "È il modo migliore per aiutare le destre". Infine ha delineato un limite temporale entro cui sbrogliare il nodo: "Nei prossimi giorni bisognerà decidere.

L'inizio di questa settimana che viene deve essere il momento in cui ci chiariamo le idee, ognuno si assume le sue responsabilità".

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