Caltagirone assolto. E le toghe non pagano

L'imprenditore è stato 9 mesi in cella per il porto d'Imperia. Ma i giudici si ribellano alla riforma della responsabilità civile

Caltagirone assolto. E le toghe non pagano

Qualcosa non quadra nella giustizia italiana. C'è una sproporzione evidente fra la durezza della custodia cautelare e i risultati dei processi. Il carcere preventivo è di fatto un'anticipazione della pena. Solo che spesso la condanna annunciata lascia il posto ad una clamorosa assoluzione. Come è successo ieri ad un imprenditore assai noto: Francesco Caltagirone Bellavista, costruttore e dominus del'Acqua Marcia. Il 5 marzo 2012 viene arrestato per i lavori di costruzione del nuovo porto turistico d'Imperia. Gli appioppano una sfilza di capi d'imputazione, dall'associazione a delinquere alla truffa. Caltagirone Bellavista, blindato in cella a Imperia, pare arrivato al capolinea. L'imprenditore viene scarcerato solo dopo nove mesi - in gran parte in cella e per il resto ai domiciliari - e solo per decorrenza dei termini. Tempo scaduto. Ora arriva la sentenza, imprevista: assoluzione con formula piena. La truffa non c'era, anche se l'accusa aveva chiesto, nientemeno, otto anni di carcere. E allora torna d'attualità il tema della responsabilità civile delle toghe, oggetto di interminabile querelle e di numerosi tentativi di riforma, finora andati a vuoto. Questa volta però il governo pare fare sul serio e all'orizzonte si profila addirittura un decreto.

L'impianto costruito dalle procure di Imperia e Torino, dove il procedimento era stato trasferito, perde quasi tutti i pezzi. Con Caltagirone vengono assolti nove imputati. Solo due le condanne, ma è poca cosa: otto mesi di reclusione. Lo scandalo sollevato due anni fa e raccontato dai giornali finisce quasi in niente. L'associazione a delinquere era già caduta. Non solo: a completare la Caporetto dell'accusa il tribunale respinge pure la richiesta di sequestrare beni per 50 milioni di euro della società Acquamare, una delle articolazioni del gruppo Caltagirone.

Lui ascolta il verdetto e lo commenta con parole affilate: «Non ho parole per i giudici. Sono contento che in Italia ne esistano così. La cosa peggiore mentre ero in carcere è stata che la procura di Imperia mi abbia impedito la difesa, con un accanimento contro imputati innocenti». Poi abbraccia i suoi avvocati, cedendo all'emozione. Ma il sentimento non toglie spazio al ragionamento. Tagliente.

Ora occorrerà attendere le motivazioni del verdetto, fra 90 giorni, per saperne di più. Ma certo una vicenda del genere ripropone in tutta la sua drammaticità il paradosso del nostro sistema giudiziario. Che il pm veneziano Carlo Nordio riassumeva con una battuta simile a una rasoiata: «In Italia si entra in cella quando si è innocenti e si esce quando viene dichiarata la colpevolezza». Troppo carcere preventivo. Nessuna certezza della pena.

Per Caltagirone Bellavista vale solo la prima parte di quel che sostiene Nordio, ma questo rende ancora più acuta la necessità di una riforma. Oggi il fronte più incandescente è quello della responsabilità civile delle toghe. Il governo lavora su un testo che dovrebbe essere il punto di mediazione fra spinte diverse e contrastanti. Il problema è che finora i giudici non hanno pagato per i loro errori. Anche gravissimi. Se non in casi eccezionali. E di fatto la legge Vassalli del'88, scritta in seguito ad un referendum popolare, è rimasta inapplicata. Ora in un modo o nell'altro il ministro Andrea Orlando vuole correre ai ripari. E anzi accelera. Così, come scrive Repubblica , il tema potrebbe essere regolato a tambur battente, con un decreto, e non con un disegno di legge dai tempi incerti.

La materia è complessa e per dipanare la matassa il ministro della Giustizia Andrea Orlando potrebbe forzare la mano, mettendo la fiducia sul testo. Si vedrà. L'Associazione nazionale magistrati sta sulle barricate: domani ci sarà un'assemblea che si annuncia infuocata. Ma il Guardasigilli insiste e vuole chiudere la partita entro la fine dell'anno. Troppi gli innocenti parcheggiati in carcere prima di poter dimostrare la propria estraneità alle accuse.

È esattamente quel che è capitato a Caltagirone Bellavista.

Non solo. A imporre una legge è anche l'Europa. L'Italia rischia una multa di 37mila euro al giorno. Per schivarla potrebbe andar ben anche un provvedimento urgente. Appunto un decreto. E il Quirinale non direbbe di no.

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