Come cambia il Parlamento con il ddl taglia-poltrone

In base ai sondaggi, i partiti più penalizzati dalla riduzione del numero dei parlamentari sarebbero Movimento 5 Stelle e Pd. Alla fine, l'unica a sorridere sarebbe la Lega

Come cambia il Parlamento con il ddl taglia-poltrone

Il Conte-bis potrebbe passare alla storia come il governo delle riforme costituzionali. A partire dal ddl taglia-poltrone in via di approvazione in Parlamento, destinato a cambiare per sempre il volto di Camera e Senato. Almeno nella composizione numerica. Dai 945 deputati e senatori previsti dai padri, costituenti si passerà presto a 600 onorevoli.

Trecentoquaranticinque stipendi in meno da pagare, per la felicità non solo dei cittadini ma anche di gran parte del sistema politico, che ha aderito in maniera più o meno convinta alla proposta grillina. Ma il taglio dei parlamentari non si limita a far risparmiare alla collettività alcune decine di milioni l'anno (100 secondo Luigi Di Maio, 57 per l'Osservatorio di Carlo Cottarelli). Infatti, farà cambiare la consistenza numerica delle rappresentanze dei vari partiti incidendo così sui relativi rapporti di forza.

Paradossalmente, i più danneggiati dalla riforma sarebbero Movimento 5 Stelle e Pd, ovvero i principali ispiratori della misura, appoggiata subito da Fratelli d'Italia e in second'ordine da Lega e Forza Italia. Il Movimento, dal 32,68% preso alle ultime Politiche, è precipitato al 18,5%. Mentre il Pd - pur essendo in leggera crescita rispetto all'anno scorso (18,76%, oggi è al 20%) - perderebbe comunque un discreto numero di seggi. Discorso simile per Fratelli d'Italia, che malgrado la rapida crescita nei consensi - è balzata dal 4,3% del 2018 a un 7% abbondante - vedrebbe ridursi la propria pattuglia in Parlamento. Infine la Lega. Curiosamente, sarebbe il partito di Matteo Salvini a beneficiare maggiormente del ddl taglia-poltrone, avendo quasi raddoppiato i suoi voti negli ultimi 18 mesi (dal 17,35% al 32,6% di oggi. Il Carroccio sarebbe l'unico partito ad aumentare i propri seggi.

Naturalmente, si tratta di previsioni fatte a legislazione elettorale vigente. Il Rosatellum, con cui si è andati alle urne l'ultima volta, prevede che il 37% dei seggi sia assegnato con un sistema maggioritario a turno unico in altrettanti collegi uninominali, mentre il 61% è ripartito con criterio proporzionale tra i partiti e le coalizioni che hanno superato la soglia di sbarramento a livello nazionale (il 2% di seggi restanti è destinato al voto degli italiani all'estero).

Per compensare la riduzione dei seggi dovuta al ddl taglia-poltrone, la maggioranza potrebbe aumentare la quota proporzionale della legge elettorale. Uno dei tanti correttivi su cui il governo sarà impegnato nei prossimi mesi in base al patto stipulato a inizio settimana da 5 Stelle, Pd, Italia Viva e Leu.

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