Alla Camera il coiffeur anche per le deputate. "Abbiamo già il nostro"

L'idea non sembra essere stata battezzata dalle dirette interessate. Che chiedono, innanzitutto, che il servizio non sia a prezzi di favore

Alla Camera il coiffeur anche per le deputate. "Abbiamo già il nostro"
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Tra il mitologico e il tricologico, nei corridoi di Montecitorio si torna a parlare del famigerato «servizio barberia» della Camera. Ma stavolta è tutta una questione di par condicio e quote rosa. In fondo, se esistono i barbieri, in una saletta a pochi passi dal Transatlantico, allora perché non introdurre anche un servizio di coiffeur per signore? Sarà stata questa la domanda che si sono posti i questori quando hanno pensato di proporre al presidente Lorenzo Fontana di affiancare un parrucchiere, o una parrucchiera, ai due attualmente in servizio. Barbieri che, al pari degli altri operatori e collaboratori tecnici, a vent'anni dall'assunzione possono arrivare a guadagnare quasi 100 mila euro all'anno. Proprio per questo motivo, dagli uffici amministrativi della Camera si affrettano a far sapere che l'eventuale integrazione al femminile non comporterà costi aggiuntivi per le casse di Montecitorio. E che, quindi, il servizio sarebbe appaltato a dei professionisti esterni, non a stipendio, ma che vivranno solo grazie agli incassi di trucco, parrucco e messa in piega per le deputate. Solo in caso l'esperimento andasse bene, allora si procederebbe con un regolare concorso.

Il problema è che, almeno stando alle prime reazioni, l'idea non sembra essere stata battezzata dalle dirette interessate. Che chiedono, innanzitutto, che il servizio non sia a prezzi di favore. Ma anche per questioni di comodità. «Ogni donna ha il suo parrucchiere di fiducia e molte di noi lo condividono anche», spiega una deputata, che boccia l'idea. Niente parrucchiere alla Camera, insomma. Nemmeno per una sistemata veloce, magari prima di un importante intervento in Aula. Anzi, arriva la richiesta di abolire anche il barbiere per i colleghi uomini, considerato ormai un orpello dei privilegi del passato. E, a dire la verità, non frequentatissimo, dato che la saletta spesso latita di avventori. Lontani i tempi dei clienti come Luciano Violante e Gianfranco Fini o Arnaldo Forlani e Giulio Andreotti. In prima fila per il no al parrucchiere, naturalmente, i pentastellati. «Noi abbiamo smantellato anche la barberia da lungo tempo qui in Senato, non pensavo che Fontana fosse più sontuoso di La Russa...», dice la vicecapogruppo del M5s al Senato, Alessandra Maiorino. «La Camera non è un beauty salon», taglia corto Laura Ravetto della Lega.

«I miei capelli in questo momento sono l'ultimo dei miei pensieri», dice Augusta Montaruli, di Fratelli d'Italia. Più possibilista Rita dalla Chiesa, di FI: «Esiste un dress code a Montecitorio, dobbiamo, come dire, sempre essere in ordine alla Camera, e questo ci aiuta davvero».

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