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Il cameriere che divide il Canada «Non sono sgarbato, sono francese»

Licenziato il dipendente di un locale dell'anglofona Vancouver L'accusa: è maleducato. Ma lui replica: voi inglesi siete diversi

Il cameriere che divide il Canada «Non sono sgarbato, sono francese»

Non sono scortese, sono francese. In una sintesi da filastrocca è questa la motivazione con la quale un cameriere licenziato dal ristorante Milestones di Vancouver per il suo comportamento maleducato, ha fatto ricorso al Tribunale dei diritti umani della British Columbia accusando il datore di lavoro di «discriminazione culturale». Il locale aveva chiuso il suo rapporto di lavoro con il signor Guillaume Rey in seguito alle continue violazioni del codice di condotta richiesto dal ristorante. I gestori avevano inoltre specificato che Guillaume era stato oggetto di più richiami verbali e scritti, ma aveva continuato imperterrito a comportarsi nella stessa maniera. Nel ricorso Guillaume afferma che l'azione nei suoi confronti in realtà «discrimina la cultura francese che tende a essere più diretta e espressiva». Il ristorante replica che il suo licenziamento è stato determinato a causa «del tono e della natura aggressivi usati nei confronti dei colleghi».

A far scattare l'azione contro Guillaume sembra essere stato infatti l'ennesimo scatto d'ira che aveva ridotto in lacrime un altro cameriere in seguito ad una discrepanza d'opinioni avvenuta sul posto di lavoro. La malacondotta si riferisce però solo ai colleghi, perché a detta di tutti monsieur Guillaume svolgeva ottimamente il proprio incarico, «era sempre amichevole e professionale con i clienti» ed è proprio questo particolare che ha indotto il tribunale a discutere il caso invece di rigettare il ricorso come avevano richiesto le controparti.

Le frizioni tra inglesi e francesi sul modo di interagire risalgono a vecchia data, come il sistema di ospitalità francese, soprattutto nei ristoranti, ritenuto un tantino brusco. Non si comprenderebbe altrimenti l'esistenza di un codice di comportamento stilato proprio dalle autorità turistiche della Francia, nel tentativo di ravvedere i modi spicci dei camerieri e dei direttori di sala. Ma spesso quella formale cortesia anglosassone - che nei ristorante si traduce nell'insopportabile frase di rito «Come stiamo andando, tutto bene?», con cui i camerieri interrompono continuamente il pasto dei loro clienti - suona falsa più che gentile, e la sua meccanicità è tale da preferirgli la scortesia di un cameriere scorbutico. Come peraltro risultano anche tutti i camerieri dei Paesi dell'Est non avvezzi all'ipocrisia britannica e gli Spagnoli che parlano troppo veloce. Gli italiani molte volte si salvano perché nel servire sono talmente bravi che nessuno si sogna di licenziarli. Senza contare il fatto che oggi risulta difficile non dare udienza al cameriere Guillaume quando sui canali delle televisioni di tutto il mondo spopolano i programmi degli chef della perfida Albione e dello Stivale che pigliano a pesci in faccia cuochi e inservienti per ottenere una bistecca cotta a puntino.

Chissà, forse essere «diretti, onesti e professionali», qualche volta paga.

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