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Il Pd le prova tutte: i candidati dem si scambiano i vestiti. È bufera

Due candidati al consiglio comunale di Rimini si sono fatti ritrarre con gli abiti invertiti ma scoppia la bufera tra gli elettori del Pd

Il Pd le prova tutte: i candidati dem si scambiano i vestiti. È bufera

La sinistra è alla caccia disperata di voti e le sta provando tutte per provare a recuperare terreno sul centrodestra che, stando ai sondaggi, ha preso ampiamente il largo. Tra meno di un mese in moltissimo comuni del Paese si andrà a votare per rinnovare la giunta comunale e la guerra elettorale è serratissima. Ognuno fa quel che può e a Rimini i candidati del Partito democratico hanno deciso di aggrapparsi al politicamente corretto, che tanto piace ai social ma che ha un impatto ben diverso nella vita reale. Anna Maria Barilari ed Edoardo Carminucci, che sono scesi in campo a sostegno della candidatura dell’assessore comunale uscente Jamil Sadegholvaad, hanno deciso di scambiarsi gli abiti per presentarsi a un comizio elettorale.

"I vestiti non hanno genere. Vogliamo andare oltre gli stereotipi", si legge nella didascalia che vede immortalati i due con gli abiti l'uno dell'altra. Il post, quindi, continua: "Vogliamo andare oltre gli stereotipi di genere! Perché i vestiti, le scarpe, gli accessori sono e rimangono meri oggetti. Cosa è da uomini e cosa è da donne? Decidiamolo noi". Come si evince dal post condiviso dal giovanissimo candidato Edoardo Carminucci, gli abiti non sono dei due esponenti del Partito democratico ma sono stati concessi da un mercatino dell'usato che persegue finalità ecosostenibili. Il post di Carminucci è accompagnato dagli hashtag "#ClothesHaveNoGender, #DegenderFashion, #WearWhatYouWant, #Stereotypes".

Inevitabile che il post dividesse gli utenti ma anche gli elettori del Pd. Se da un lato non è mancato chi ha applaudito all'iniziativa dei due candidati, dall'altra in tanti li hanno invitati a evitare certe esibizioni in campagna elettorale. Le critiche provengono soprattutto dai sostenitori del Partito democratico, che dai loro candidati si aspettano un impegno nei confronti della città e delle criticità di Rimini e non propaganda dei temi che non sono funzionali a una campagna locale, soprattutto durante una corsa elettorale così combattuta. "Avete pensato e fatto una foto che sapevate diventasse virale in poco tempo, una foto che dimostra il più grande marketing politico di campagna elettorale, non evidenzia alcuna proposta per la città ma crea facili like, condivisioni e commenti tra chi critica e chi sposa questa iniziativa = pubblicità gratuita", si legge sotto il post pubblicato da Carminucci

Ma i due, soprattutto Carminucci, non demorde e al Corriere della sera, nell'edizione di Bologna, difende la sua scelta: "È una battaglia culturale per destrutturare pregiudizi e preconcetti. Ci hanno chiesto un contributo su battaglie culturali e di civiltà che seguiamo da anni, lo abbiamo dato, non vedo lo scandalo". Il giovane, che ha 22 anni, è il più giovane candidato a Rimini ed è evidentemente attento ai temi che funzionano di più sui social network, ha aggiunto: "Non è un tema da campagna elettorale ci siamo occupati di una battaglia di civiltà che non serie A e B.

Una ragazza, una donna possono essere libere di vestirsi da uomo e lo stesso deve poter fare un ragazzo, un uomo".

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