
È quasi un messaggio alle "flotille" di tutto il mondo, ai cortei pacifisti e non, alle bandiere arcobaleno, ai pronipoti di chi cantava "mettete i fiori nei vostri cannoni" e a quei politici che sono ancora convinti che per evitare le guerre basta essere disarmati. Non lo dico per ironia: sono tutte manifestazioni che possono concorrere a sensibilizzare le opinioni pubbliche mondiali sul tema della pace, esempi ammirevoli se non violente di impegno e senso civico; ma per non essere irresponsabilmente miopi e inermi di fronte ai tornanti della Storia, bisogna essere consapevoli che all'alba del terzo millennio per garantire ai popoli la tranquillità, la sicurezza e in alcuni casi - per chi ha già fatto queste conquiste - la libertà e la democrazia ciò che conta è "la forza". Sono la forza militare, la forza economica a far pesare le parole in diplomazia. Certo potremo dire che ci duole e far precedere questa constatazione da dieci "purtroppo", ma la realtà, cruda e crudele, non cambia.
Chi lo ha capito è Donald Trump, che a Gaza ha applicato con successo, qualcuno dirà in maniera cinica, questa teoria ed è riuscito a quanto pare - in Medio Oriente non si è mai sicuri di niente - a fermare un massacro, una carneficina, una tragedia mentre gli altri si trastullavano in una contesa dottrinale sul significato della parola "genocidio". Il personaggio può piacere o meno (io sono tra i secondi) non fosse altro perché ha un concetto singolare della democrazia, ma nessuno può negare che sul dramma dei gazawi abbia visto più lungo degli altri.
Questa è una constatazione che almeno in Occidente tutti dovrebbero condividere. Dico in Occidente perché le autocrazie per DNA sono abituate a capire solo il linguaggio della "forza". È la logica con cui non da ora Russia, Iran e Cina si rapportano con il mondo. Noi occidentali siamo certamente un'altra cosa educati come siamo ai versi del sommo poeta "fatti non foste a viver come bruti". Solo che se devi trattare, imporre una mediazione o siglare una tregua con "i bruti" devi usare la loro lingua non fosse altro per farti capire. Un discorso che vale anche quando devi richiamare alla ragione una democrazia che ferita ha perso la bussola (Israele), o se devi ridurre all'impotenza un gruppo di fanatici terroristi (Hamas). Trump è stato crudo in Palestina: a Netanyhau ha spiegato che non avrebbe mai accettato che la bandiera con la stella di David sventolasse sulla nuova provincia di Gaza e Israele sa benissimo che se vuole sopravvivere in quella fabbrica di odio che è il Medio Oriente ha un bisogno vitale degli Stati Uniti; ai terroristi di Hamas ha fatto intendere che senza la liberazione degli ostaggi avrebbero perso non solo ogni peso politico (cosa scontata) ma addirittura le loto vite braccati dall'Idf, abbandonati dalla popolazione di Gaza e isolati dall'intero mondo arabo.
Insomma, Trump non si è adoperato per "convincere" ma per "costringere". Qualcuno dirà che proprio per questo sul futuro dell'accordo aleggiano dubbi, rischi e imprevisti, ma intanto gli ostaggi stanno per tornare a casa e non c'è lo stillicidio quotidiano di morti di donne e bambini. Non è poco anzi è tanto.
È una lezione per l'intero Occidente e, soprattutto, per l'Europa che da tre anni ha una guerra che lambisce i suoi confini. Polemiche e critiche sul riarmo sono panzane: se il vecchio Continente vuole contare a livello internazionale e garantirsi la Pace deve avere un esercito all'altezza se non addirittura superiore a quello di chi attenta alla sua sicurezza. È un dato della realtà su cui non c'è neppure bisogno di discutere se si è in buonafede e non si è obnubilati da pseudo-ideologie. Ed è una lezione anche per la sinistra dei movimenti e dei cortei. È giusto sfilare, riempire le piazze ma non basta per avere la pace. Più di quaranta anni fa Ronald Reagan installò gli euro-missili nel vecchio continente. Un'iniziativa che fece collassare l'economia sovietica nella corsa al riarmo e portò alla caduta del muro di Berlino.
Un'operazione militare che pose fine della Guerra fredda: quando si parla di eterogenesi dei fini. All'epoca Reagan ebbe due alleati: Papa Giovanni Paolo II e in Italia Bettino Craxi che votò a favore degli euromissili. Una decisione per cui certa sinistra, vale la pena ricordarlo, l'odiò fino alla morte.