Canti e applausi ritmati: gli antisistema di M5s sono già la nuova casta

Volevano l'impeachment per Mattarella, ma tutto è dimenticato appena saliti al potere

Canti e applausi ritmati: gli antisistema di M5s sono già la nuova casta

Passano estatici e ancora increduli di essere lì di festa in festa, di parata in parata, di Palazzo in Palazzo, di nuova mise in nuova mise. Pronti per flash, selfie e cortigiani omaggianti; riempiendosi gli occhi abbacinati di stucchi, ori, divise scintillanti, e del proprio riflesso nelle telecamere.

Eccoli, i nuovi potenti, i membri del neo-governo che si affollano sgomitanti sulle tribune della parata o tra i tavolini imbanditi del ricevimento al Quirinale; che - come Luigi Di Maio durante il giuramento - non riescono a smettere di ridere a 64 denti, con l'aria di dire: «Guarda mamma, sono io, guarda dove sono arrivato!».

Grazie alle fumose battaglie anti-casta hanno finalmente coronato il sogno di una vita: approdare alla Casta. E non stanno visibilmente nella pelle, affascinati dal cerimoniale e dagli orpelli al punto da non realizzare che ora gli toccherebbe anche lavorare, e che governare non è un mestiere per dilettanti. Il fenomeno è più plateale nelle file grilline che in quelle leghiste, dove sono assuefatti da anni al gioco. I Cinque Stelle no, e si vede. Così, lo stesso tribuno della plebe Di Maio che tre giorni fa arringava le folle contro il capo dello Stato, chiedendone impeachment e dimissioni mentre i suoi volevano dare l'assalto al Quirinale come alla Bastiglia, ieri era tutto impettito nell'abitino scuro cucito su misura, a fianco del medesimo Mattarella, a cantare giulivo l'Inno di Mameli (Salvini, fedele al motto morettiano «Mi si nota di più se...», stava a labbra serrate). Così il «francescano» Fico e il neo-premier Conte si fanno fotografare con sorrisi giocondi mentre prendono un caffè al bar circondati da portaborse e cordoni di scorta, e si irrigidiscono solo quando la sindaca Virginia Raggi gli si aggrappa al braccio per farsi immortalare con loro (e usarli come scudo ai fischi dei romani).

Come tutti i neofiti, tendono a strafare: la neo-ministra della Sanità Giulia Grillo (quella che denunciava fantascientifici complotti per diffondere l'aviaria e vendere i vaccini) si è presentata al Colle carica di rouches e volant come una bambola da fiera. La neo-ministra della Difesa Elisabetta Trenta (quella accusata di conflitto di interessi per il business dei contractor) passa entusiastica in rassegna le truppe, stretta a Mattarella. Fico stavolta si ricorda di evitare le mani in tasca durante l'inno, ma ci tiene a far vedere che resta un pacifista: applaude il passaggio dei corpi civili ma non quelli militari (sui bersaglieri si confonde, forse confuso dalle piume, e batte le mani). Intanto, la vera casta li blandisce, li assedia, li seduce e si appresta a digerirli: bastava vedere la piccola corte di giornalisti e direttori tv che flabellava Di Maio nei giardini del Quirinale.

O la silenziosa carica dei vecchi marpioni dell'Alta Burocrazia, che si preparano a ri-occupare i ministeri: da Vincenzo Fortunato all'Economia a Roberto Garofoli, che governerà il giulivo Conte a Palazzo Chigi. Tutto cambia, affinché nulla cambi.

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