Cantone invoca tutele al Csm per l'inchiesta su Palamara

L'ex capo dell'Anticorruzione difende l'indagine dalle critiche e dai dubbi sulle registrazioni a intermittenza

Cantone invoca tutele al Csm per  l'inchiesta su Palamara

Al Consiglio superiore della magistratura Raffaele Cantone entra «da remoto». Il procuratore di Perugia, in collegamento con la Prima commissione, spiega perché è necessario aprire una pratica «a tutela» sua e dei pubblici ministeri del suo ufficio, che sarebbero sotto attacco per come stanno gestendo il caso Palamara.

Sono pratiche molto controverse, spesso sollecitate da magistrati che si trovano a scontrarsi con la politica e che vogliono avere al fianco il Csm nella difesa «dell'indipendenza e del prestigio dei magistrati e della funzione giudiziaria».

Stavolta, la pratica a tutela l'invoca l'ex capo dell'Autorità nazionale anticorruzione che dirige le indagini forse più delicate della storia per il buon nome dell'intera categoria. Non gli sono piaciuti dubbi sollevati da articoli di stampa che mettono in discussione come sono state utilizzate le chat sequestrate sul cellulare di Luca Palamara, come il trojan inoculato dai finanzieri abbia funzionato a intermittenza, quasi «intimorito» da personaggi come l'allora capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone, e anche il fatto che gli atti non sarebbero stati trasmessi tutti e tempestivamente al Consiglio superiore.

Cantone, di fronte alla commissione presieduta da Elisabetta Chinaglia (Magistratura democratica), chiede l'intervento di Palazzo de' Marescialli ed è improbabile che gli venga negato, anche se dopo il sì della commissione servirà quello del plenum. «E tutto non è automatico», sottolineano al Consiglio.

Il Sistema

Tutto questo avviene in una clima avvelenato tra le toghe per le rivelazioni sul sistema Palamara per le nomine, in un Csm che lavora su decine di processi disciplinari e dove oggi il presidente della Repubblica e dello stesso Consiglio, Sergio Mattarella, sarà al vertice del plenum. Al suo fianco il nuovo ministro della Giustizia, Marta Cartabia, alle prese con la sempre divisiva riforma, sulla quale il Csm deve esprimere un parere. Proprio domani riprenderà la discussione sulla bozza, che già ha suscitato divisioni nel plenum per le critiche molto dure agli interventi del testo Bonafede per rendere più trasparenti le nomine.

Quella di Cantone in Prima Commissione è un'audizione a porte chiuse, alla fine della quale si sa soltanto che «il procuratore ha interloquito su tutti gli aspetti oggetto della sua segnalazione e delle domande poste dalla Commissione». Domande, pare, che non sono andate molto nel dettaglio.

Le intercettazioni dell'inchiesta Palamara sono fondamentali anche per i suoi interlocutori, come il magistrato in aspettativa Cosimo Ferri, oggi deputato di Italia viva, sotto accusa sia al Csm che a Perugia. Ieri, all'udienza disciplinare la sua difesa ha chiesto «l'immediato proscioglimento da tutte le incolpazioni», perché le intercettazioni «violano principi Ue».

«Questo processo non può continuare nemmeno per un altro giorno», ha detto Luigi Panella, riferendosi a due recenti pronunce, della Corte di giustizia dell'Unione europea e della Corte europea dei diritti

dell'uomo, sull'illegittimità dell'uso delle intercettazioni in procedimenti, anche disciplinari, diversi da quello in cui sono state disposte. Se Ferri non sarà prosciolto, si arriverà ad un ricorso alla Corte costituzionale.

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