Cassa integrazione con il contagocce, connessioni internet ai percettori del reddito di cittadinanza. Il governo è alle prese con più di una grana sul fronte lavoro. Ma le preoccupazioni del ministero sembrano essere concentrate più sul destino dei percettori del sussidio caro al M5s che sugli ammortizzatori destinati a chi ha perso il lavoro o alle aziende che si sono fermate per il lockdown. Nella famosa lista delle proposte dei ministri per il decreto Rilancio c'è come noto la proroga della sospensione dell'obbligo di accettare una occupazione per i percettori dell'assegno. Esclusa quindi l'idea di incentivarli a coprire i posti di lavoro vacanti nel settore agricoltura, come era stato proposto da molti, compreso il numero uno del M5s Vito Crimi.
Ma tra le proposte (senza possibilità di essere accettate) spunta anche una cittadinanza digitale. In altre parole un «bonus elettronico» di 300 euro destinato ai beneficiari del reddito di cittadinanza «per l'acquisto di beni e servizi informatici, hardware e software, e di connettività». Quindi computer o accessi internet. Costo, 700 milioni all'anno.
Una delle tante proposte spuntate dal documento che ormai tutti si affrettano a rinnegare.
Il decreto rilancio in arrivo lunedì dovrebbe recepire solo alcune delle proposte dei ministeri.
Ci sarà l'eco bonus e sisma bonus al 110% ma anche il sostegno a fondo perduto alle imprese che hanno visto una perdita di fatturato per le misure anti-Covid. Il bonus per le ristrutturazioni, che varrà per «l'efficientamento energetico, l'adeguamento sismico, l'installazione di pannelli fotovoltaici, conta su un convinto appoggio trasversale», ha annunciato il vice ministro al Tesoro Laura Castelli.
Sicuramente ci sarà il nuovo finanziamento della Cassa integrazione. E misure per semplificare le procedure, che si stanno rivelando sempre di più inadeguate alla nuova platea di lavoratori che hanno diritto alla Cig.
Ieri i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo hanno scritto al premier Giuseppe Conte per chiedere un intervento «per superare i ritardi che si stanno accumulando sia per l'erogazione dei trattamenti di cassa integrazione sia per l'erogazione degli anticipi da parte del sistema bancario sia per l'azione delle Regioni in riferimento alla cassa in deroga». I ritardi nelle erogazioni rischiano di «depotenziare gli effetti dell'insieme delle importanti misure che state predisponendo sia in materia di sostegno dei redditi e del lavoro sia al sistema delle imprese».
I sindacati hanno dubbi sull'estensione della Cassa integrazione in arrivo con il decreto per tre settimane. «È un'ipotesi inaccettabile, pregiudicherebbe la tenuta occupazionale. Lavoratori e imprese hanno bisogno di poter contare su ammortizzatori certi fino alla fine dell'anno, così da affrontare anche la difficile ripresa che sarà inevitabilmente graduale», ha protestato la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti.
Nel bollettino delle misure di emergenza che non arrivano a destinazione un report di Unimpresa dal quale emerge che l'Italia è il fanalino di coda in Europa sui prestiti con garanzia pubblica: in Francia, a metà aprile, quando nel nostro Paese la macchina dei finanziamenti con paracadute non era ancora in moto, erano già state sbloccate 150.000 pratiche, in Spagna 44.000, in Germania 10.000 e in Gran Bretagna 6.
000.Intanto muove i primi passi «Garanzia Italia», i prestiti garantiti dallo Stato per le grandi imprese gestiti da Sace. Allo studio delle banche ci sono 250 operazioni per un valore complessivo di 18,5 miliardi di euro.
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