Roma Circa 4.000 dottori commercialisti in piazza e l'annuncio del primo sciopero nazionale dei professionisti del fisco. Risultato notevole per una categoria che supera di poco i 100 mila. Per fare le dovute proporzioni e misurare la manifestazione di piazza dei Commercialisti, scesi ieri in Piazza Santi Apostoli a Roma su iniziativa di sette sigle di categoria (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec e Unico), equivale a un corteo da 70mila metalmeccanici. Segno di un disagio sempre più forte, che la delega fiscale firmata dal governo Renzi ha portato oltre i livelli di guardia.
Gerardo Longobardi, presidente Consiglio nazionale dei commercialisti ha spiegato lo spirito della protesta: «Cerchiamo di semplificare la vita ai contribuenti», ma dalla politica «purtroppo arrivano provvedimenti che vanno in direzione opposta». Nel decreto fiscale ci sono «disposizioni che non hanno eguali in Europa». Il riferimento è agli otto nuovi adempimenti previsti dalla legge varata dal governo Renzi. In particolare allo spesometro trimestrale, cioè l'obbligo della comunicazione ogni tre mesi di tutte le fatture emesse dalle partite Iva. Adempimenti in più per i contribuenti che si trasformano in maggiori costi. I professionisti si aspettavano delle correzioni che non sono arrivate. Quindi la decisione del primo sciopero della categoria. Dal 28 febbraio al 7 marzo ci sarà il blocco dell'invio delle prime dichiarazioni Iva di febbraio 2017, poi il blocco delle udienze nelle Commissioni tributarie. «Questa giornata di mobilitazione è di portata storica per l'intera categoria», ha commentato Marco Cuchel, presidente dell'Associazione nazionale commercialisti. «È la prima volta che i commercialisti hanno deciso di scendere in piazza dando voce ad una condizione di disagio che non vogliamo più di subire nell'indifferenza delle istituzioni e della politica. Mentre le nostre associazioni erano al tavolo col ministero dell'Economia per parlare di semplificazione e di riordino del calendario fiscale, con stupore abbiamo appreso che niente di quello di cui stavamo discutendo ha trovato attuazione. Anzi, il carico di burocrazia e di adempimenti è persino peggiorato.
Dunque, chiediamo un riscontro concreto alle nostre istanze, altrimenti sarà astensione dal lavoro». La burocrazia costa a imprese e professionisti ogni anno 46 miliardi e 464 milioni di euro, pari a due manovre finanziarie.
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