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Il capo 5s si arrende sulla Tav: "Fermarla ora costa il triplo"

Il leader annuncia che l'opera si farà e dà la colpa al Pd Ira del Movimento per l'ennesimo voltafaccia dei capi

Il capo 5s si arrende sulla Tav: "Fermarla ora costa il triplo"

«Credi che non l'avevamo capito che il M5s e Di Maio la Tav vogliono farla?». A sfogarsi con Il Giornale è un consigliere comunale del Movimento a Torino. Indignazione, insomma, ma non troppa sorpresa per le parole pronunciate dal capo politico durante l'incontro di venerdì sera. Un confronto terminato con il «congelamento» delle dimissioni del sindaco Chiara Appendino -che scioglierà domani le riserve - e la decisione di far dimettere o revocare la delega al vicesindaco Guido Montanari. Queste le frasi di Di Maio, scandite davanti alla platea quando stava per scoccare la mezzanotte: «Non sto dicendo che abbiamo cambiato idea, ma fermare ora la Tav costa il triplo delle energie». Sfoderata l'immancabile giustificazione delle colpe dei governi precedenti: «Aver lasciato per cinque anni al governo il Pd ecco che cosa ha provocato. Quanto è stato difficile averli al governo con loro che remavano a favore dell'opera, adesso ci vuole il triplo delle energie per tornare indietro», ha concluso il vicepremier grillino.

Ma alla «base» del M5s locale basta riavvolgere il nastro per individuare il momento esatto in cui «i vertici nazionali hanno deciso di dare il via libera alla Tav». Il punto di non ritorno è collocato cronologicamente al 24 giugno scorso, data in cui su Repubblica è uscita un'intervista alla sottosegretaria all'Economia Laura Castelli, esponente storica del Movimento torinese cresciuta sulle barricate del No alla Torino-Lione. In quel colloquio la Castelli, per la prima volta, aveva aperto alla realizzazione del treno ad Alta Velocità, seppure in una forma «leggera». Tra i consiglieri torinesi ribelli, che a differenza di quanto accade in Parlamento rappresentano la maggioranza del M5s, a commentare in chiaro, su Facebook, c'è Marina Pollicino: «No Tav e No all'autonomia differenziata - ha scritto - specie nei termini clandestini in cui si sta proponendo al Paese». Il vicepresidente del Consiglio Comunale Viviana Ferrero si è limitata a pubblicare una foto di una bandiera No Tav esposta su un palazzo. Francesca Frediani, capogruppo M5s in Consiglio regionale ha commentato: «Per carità, non mi aspettavo un lo fermeremo, ma almeno un impegno a dialogare con chi potrebbe suggerire soluzioni sì». La consigliera comunale M5s Daniela Albano con Il Giornale dice: «Se fermare il Tav è molto faticoso dovrebbero metterci più impegno per ottenere il risultato». Dalla Lega, con il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari è arrivata la richiesta di dimissioni: «Chiara Appendino è ormai un sindaco delegittimato», ha detto. Poi ha aggiunto: «Siamo di fronte a un primo cittadino ormai corpo estraneo rispetto alla città: tragga lei le sue conclusioni».

Il metodo dei vertici governativi del Movimento, però, è rodato. Funziona così: prima affermare, con coerenza, quanto detto sempre nel corso degli anni, salvo poi ritrattare, addossando la colpa delle mancate promesse al Pd e ai governi precedenti. Basterebbe ricordare alcune dichiarazioni recenti dei big del M5s sulla Tav. Di Maio il 2 febbraio diceva: «Fino a quando il M5s sarà al governo la Tav non si farà». Il 31 ottobre 2018, da Torino, il vicepremier grillino spiegava: «La Tav è un'opera inutile, utilizziamo i soldi per costruire la linea 2 della metropolitana».

Indimenticabile Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture e Trasporti, che il 4 febbraio rifletteva: «Chi se ne frega di andare a Lione, lasciatemelo dire».

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