Paga per tutte le donne che ci hanno provato a essere più libere. Nasrin Sotoudeh la nota avvocatessa iraniana per i diritti umani, è stata condannata in via definitiva a 33 anni e sei mesi di carcere e 148 frustate. Una vicenda tra le più buie del regime iraniano. Teheran continua con i suoi giri di vite antidemocratica. Le hanno impedito di farsi difendere da un avvocato di sua scelta: lei si è rifiutata di sceglierne uno nella lista di quelli imposti dall'autorità giudiziaria, rivendicando il diritto a una difesa indipendente. Anche per questo Nasrin Sotoudeh, 55 anni, tra le più note avvocatesse iraniane, premio Sakharov nel 2012 paga caro il suo coraggio. Esemplare, ammirevole. Lei che ha difeso decine di donne che in Iran si sono scoperte il capo per protestare contro il velo obbligatorio ora è stata condannata per «propaganda contro lo Stato», «istigazione alla corruzione e alla prostituzione», di «essere apparsa in pubblico senza hijab».
Su Facebook il marito Reza Khandan ha lanciato un appello disperato. Era accusata di sette reati e non ha voluto presentare ricorso nei 20 giorni a disposizione dell'imputato per contestare il verdetto: una decisione che l'avvocata aveva già preso a marzo, considerando il processo nei suoi confronti ingiusto e irregolare. Secondo il sito d'informazione «Radio Farda», Sotoudeh sconterà i 12 anni del reato più grave che le è stato attribuito. Arrestata lo scorso anno, l'avvocatessa era stata condannata ai primi di marzo in primo grado. Amnesty International ha definito «Sconcertante, la sua unica colpa è solo aver difeso i diritti umani e i diritti delle donne». Le accuse contro Sotoudeh, ha fatto eco «Radio Farda», sono legate esclusivamente al suo lavoro. L'avvocatessa, infatti, oltre ad aver difeso le iraniane finite in manette per essersi tolte il velo in pubblico, ha assistito attivisti e oppositori. L'agenzia di stampa ufficiale «Irna» ha intanto reso noto che le autorità carcerarie hanno trovato un paio di forbici nei suoi effetti personali e per questo motivo le hanno vietato di ricevere visite in carcere per tre settimane. Sotoudeh è nel carcere di Evin dal giugno 2018.
Il caso ha negli anni suscitato proteste e indignazione in tutto il mondo: il Parlamento europeo, la Francia, gli Stati Uniti e le organizzazioni internazionali per i diritti hanno chiesto ripetutamente il rilascio dell'attivista.
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