Cartelle, così i giudici anticipano la pace fiscale

Una legge dà respiro agli indebitati: rateazione fino a 30 anni. Ma non tutti la applicano

Cartelle, così i giudici anticipano la pace fiscale

Non è ancora chiaro se, quando e in quali modi il governo attuerà la pace fiscale. La prima rata delle cartelle della rottamazione bis è scaduta il 31 luglio. Quanti abbiano effettivamente pagato non si sa ancora. Di certo il provvedimento che era stato promesso e tanto atteso non ha ancora contorni chiari. E chi è in estrema difficoltà continua così ad affidarsi alla legge 3 sul sovraindebitamento (che consentiva l'adesione alla rottamazione in modi e tempi diversi, a interessi zero) sperando che nel frattempo la mannaia dell'esecutivo sulle cartelle si abbatta il prima possibile.

A dare però respiro agli indebitati sono i giudici, con decisioni che rappresentano sempre di più una «Caporetto dei creditori», laddove per creditori s'intendono banche e finanziarie. Così dice l'avvocato Claudio Defilippi, che è riuscito a ottenere due provvedimenti a Napoli Nord e a Parma con il cosiddetto «piano del consumatore», valido per chi si è indebitato per ragioni non professionali e senza averne colpa: vuoi perché ha perso il lavoro, vuoi per la crisi economica, vuoi perché si è ammalato. A Napoli un suo assistito è riuscito a conservare la casa e ad ottenere una dilazione dei pagamenti in 151 rate, ossia 12 anni e sette mesi. A Parma, addirittura, un dipendente pubblico di 45 anni si è visto ridurre il debito da 240mila euro a 160mila (ma con una rateazione in trent'anni, 300 rate al tasso dell'1,25% di 385,13 euro) la trasformazione parziale di crediti privilegiati in chirografari, la revoca della cessione del quinto dello stipendio, il taglio dei crediti chirografari fino al 14%, e l'avviso da parte del giudice che detti crediti possono essere ridotti fino al 5%.

«Non posso che definirla una Caporetto per banche e finanziarie spiega il legale che consente a chi è davvero in difficoltà di salvare la casa e di ricominciare a vivere. Si tratta di una legge salvasuicidi e la sentenza di Parma sulla rateazione trentennale dei debiti consente anche di ipotizzare che lo stesso criterio possa essere utilizzato sulla rateazione e la rottamazione delle cartelle di Equitalia quando di mezzo c'è la legge 3. Allora sì che si arriverebbe davvero ad una pace fiscale, perché spandere un debito su trent'anni al tasso di 1,25% significa sostanzialmente azzerarlo».

Ma, spiega, Defilippi, non tutti i tribunali oggi si muovono nello stesso modo: «La legge prevede due strade: una è quella di rivolgersi ad un organismo di composizione della crisi, che però per il debitore costituisce una via più costosa e soprattutto con tempi biblici. La seconda è quella di rivolgersi al tribunale. Ma, non ne comprendo la ragione, alcuni tribunali non accettano di occuparsi della vicenda, rimandando tutto all'organismo di composizione della crisi. A Milano, per dire, in cinque anni non sono riuscito ad ottenere una sola omologa dei piani del consumatore a fronte di circa trecento domande.

Ma se questa è la strada per salvare letteralmente la vita dei cittadini, credo che le decisioni debbano essere più veloci, senza che si creino, come accade ora, disparità tra città e città per vedere riconosciute le proprie ragioni».

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