Davide Casaleggio ama puntualità e precisione. Lo staff del figlio del fondatore del M5s invia tutti i mesi almeno tre mail ai parlamentari grillini per «sollecitare» il pagamento della quota, 300 euro al mese, all'associazione Rousseau. Le nuove regole del M5s, dopo il passo di lato di Beppe Grillo e la scelta del nuovo capo politico Luigi Di Maio, impongono a senatori e deputati, eletti nel M5s, il pagamento della retta mensile all'associazione, fondata nel 2016 e presieduta da Casaleggio jr: soldi che servono a sostenere i costi della piattaforma Rousseau, il sistema operativo che sostituisce il blog di Grillo nell'attuazione dello schema di democrazia diretta.
Il M5s con piattaforma recita l'articolo 1 del nuovo statuto - offre a parlamentari e attivisti il potere di determinare linea politica, nomine e leggi. Nel «sogno» di Casaleggio senior, è lo strumento base della democrazia digitale. Dal 4 marzo, giorno delle elezioni politiche, ad oggi, l'associazione al cui vertice c'è Casaleggio jr ha incassato 411mila e 250 euro: 99mila e 700 euro al mese. Ogni parlamentare ha già versato 1.250 euro per coprire le quote dei mesi di marzo (solo 10 giorni), aprile, maggio, giugno e luglio. Ed è già arrivato l'avviso per il pagamento, entro il 10 settembre, della quota di agosto.
Il gruppo pentastellato è formato da 320 parlamentari, 220 deputati e 109 senatori: il gruzzoletto incassato da Casaleggio jr sfiora già mezzo milione di euro. E arriverà a toccare i 6 milioni nell'arco della legislatura. Soldi ben spesi, direbbe Casaleggio senior, perché servono a sostenere una struttura web che trasforma il singolo attivista o deputato in protagonista della vita pubblica. È la definitiva consacrazione del principio «uno vale uno». Ma nel gruppo parlamentare i malumori non mancano. Fino a oggi, il capo politico Di Maio e il suo cerchio magico sembrano valere per tutti. Anche per Rousseau. Eppure, la mission della piattaforma è quella di determinare la linea politica del M5s attraverso la consultazione di attivisti e parlamentari. Ma finora, sulle principali questioni, dal caso della nave Diciotti alla nazionalizzazione di Autostrade per l'Italia, non c'è stata alcuna consultazione. E anche sull'ipotesi di annullamento della gara d'appalto sull'Ilva, gli iscritti non hanno avuto voce.
L'attività della piattaforma è quasi ferma. Funziona a singhiozzo. C'è chi evidenzia le differenze rispetto al blog di Beppe Grillo, dove attivisti e parlamentari venivano consultati su tutte le questioni, con cadenza quasi quotidiana. Oggi, invece, la piattaforma, nonostante incassi 98mila e 700 euro al mese, è un organo che ratifica decisioni già prese in altre «stanze» da Casaleggio jr e Di Maio. Solo in due casi gli iscritti sono stati chiamati a fornire la propria indicazione: la scelta dei componenti del Cda Rai e dei membri laici del Csm. Ma c'è una differenza sostanziale rispetto al passato: ora gli iscritti hanno votato un pacchetto chiuso. Nomi già «confezionati» da Di Maio e dai ministri: nessun parlamentare (o attivista) ha il potere di «suggerire» un profilo, dovendo solo ratificare o bocciare il pacchetto targato Di Maio.
In altri casi, il sistema Rousseau non è stato nemmeno attivato: Francesco Fimmanò, docente universitario campano, molto vicino al vicepremier Di Maio, e Giacinto della Cananea sono stati spediti rispettivamente alla Corte dei Conti e al Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria di Montecitorio senza la «benedizione» di Rousseau.
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