La presenza di CasaPound alla manifestazione della Lega di oggi in piazza San Giovanni a Roma non è gradita e fa paura, soprattutto a chi ancora evoca il fantasma del fascismo, a partire da Mara Carfagna (Fi) che annuncia che non sfilerà «insieme all'estrema destra», fino a Emanuele Fiano (Pd), che rispolvera la scusa della «sigla orgogliosamente fascista», non ricordandosi che CasaPound non è più partito.
Il leader del movimento, Simone Di Stefano, rassicura chi teme i saluti romani in piazza: «Se qualche mentecatto lo farà non sarà certo un militante di CasaPound. Per noi è un gesto sacro da rivolgere solo ai caduti. Chi lo fa in piazza ad una manifestazione di centrodestra è una scimmia mitomane al servizio dei media».
E mentre Matteo Salvini dice che «il giochino in piazza dei fascisti ormai fa ridere» e che la «manifestazione è aperta a tutti», i militanti di estrema destra, nella notte di ieri, hanno bendato con un fazzoletto rosso centinaia di statue in molte città italiane.
Una protesta contro la censura che arriva a poche settimane dall'oscuramento su Facebook e Instagram dei profili degli esponenti e simpatizzanti di CasaPound e contro la decisione dell'Associazione italiana editori, presieduta da Ricardo Franco Levi, ex parlamentare del Pd, di non far partecipare la casa editrice Altaforte, già esclusa al salone di Torino lo scorso maggio per il libro intervista «Io sono Matteo Salvini» e i suoi autori al salone romano «Più libri, più liberi».
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