Cronache

Le case popolari agli italiani Padova dice stop agli stranieri

Assegnati i primi alloggi sulla base del nuovo regolamento che prevede un bonus fino a 8 punti in base alla residenza

Le case popolari agli italiani Padova dice stop agli stranieri

Otto punti in più a chi risiede a Padova da almeno vent'anni. È bastata questa semplice clausola nell'assegnazione delle case popolari per ottenere, come dice lo stesso sindaco leghista Massimo Bitonci: «Più controlli sugli stranieri che vivono in città, evitando anche la loro concentrazione in determinati quartieri. Inoltre, attraverso questo punteggio che privilegia i padovani, riusciamo ad aiutare in maniera concreta i concittadini che fanno fatica ad arrivare a fine mese. Basta stranieri - sottolinea Bitonci - adesso bisogna aiutare gli italiani». Una piccola rivoluzione, quella del primo cittadino del Carroccio, che proprio in questi giorni ha già dato i suoi frutti, assegnando la maggioranza degli alloggi a famiglie padovane. Fatto, questo, che non si verificava da almeno quattro anni, anzi, da allora i beneficiari italiani sono raddoppiati, ribaltando così quanto accadeva nelle precedenti amministrazioni. «Abbiamo finalmente raggiunto lo scopo prefissato in campagna elettorale con lo slogan Prima i padovani sottolinea Bitonci -. Proprio in questi giorni stiamo consegnando le prime abitazioni a concittadini che da un decennio avevano fatto domanda, ma erano sempre stati scavalcati dagli ultimi arrivati, per la maggior parte stranieri. Si può tranquillamente dire che, con l'introduzione del criterio della padovanità, abbiamo ristabilito quella giustizia sociale che non era più garantita da troppo tempo precisa il sindaco , riservando maggiore attenzione ai nostri disoccupati, alle nostre famiglie in difficoltà e ai nostri anziani con la pensione minima». Il parametro dell'anzianità di residenza prevede l'attribuzione di otto punti in più a chi abita in città da almeno 20 anni, quattro per i residenti da almeno 15 e due punti in più a chi risiede nel capoluogo da almeno dieci anni. Gli effetti del «bonus Bitonci», parlano attraverso i numeri: in risposta al bando Erp (Edilizia residenziale pubblica) dell'anno scorso, sono arrivate 1.578 domande. Di queste, 188 sono state escluse per irregolarità. Delle mille 390 accolte, soltanto 280 sono state esaudite, dando un'abitazione a chi ne aveva fatto richiesta. Fin qui niente di particolare, ma la sorpresa arriva nell'accertare che il 63,9% - ossia 179 persone - è cittadino italiano, mentre il restante 36,1% - 101 richiedente - è straniero. Insomma, un trend diametralmente opposto rispetto a quello, ad esempio, del 2012, quando il sindaco era il piddino Flavio Zanonato. Allora, furono mille 959 le domande presentare, di cui 242 vennero escluse. Tra le mille 717 accolte, appena 241 vennero esaudite e tra loro, il 39,4% - ossia 95 richiedenti - era italiano, mentre il 60,6% - cioè 146 persone - era di nazionalità straniera. Non condivide il parametro della «padovanità» il consigliere del Pd Massimo Bettin, che afferma: «C'è poco da festeggiare. Tramite il criterio dell'anzianità di residenza, non si è fatto altro che dividere i padovani, compresi gli oltre 33 mila stranieri che vivono qui regolarmente, in cittadini di serie A e cittadini di serie B». Ma il sindaco Bitonci ha già pronta la replica: «Non è affatto vero, anche gli stranieri che da tempo risiedono a Padova, possono usufruire del bonus, quindi non c'è alcuna discriminazione ma solo il ribaltamento delle priorità».

La rivoluzione sulle case popolari, a Padova, era scatta già nel 2014, quando furono recuperati otto alloggi popolari assegnati a dodici cittadini stranieri che ne avrebbero beneficiato «senza averne diritto - precisa Bitonci -, per omesso controllo delle precedenti amministrazioni».

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