Un milione di strutture immobiliari in tutto il mondo, per un valore di circa 2mila miliardi di euro. Sono edifici, fabbricati e terreni che, secondo una stima, costituiscono il patrimonio immobiliare della Chiesa cattolica nel mondo. Parrocchie, curie, sedi vescovili, case generalizie, conventi, seminari, asili, oratori e ospedali. Tra questi, ci sono anche istituti e case religiose diventati alberghi per turisti e pellegrini di cui il 30% si trova in Italia. Circa 115mila fabbricati che frutterebbero un giro d'affari di circa 4 miliardi di euro legato al turismo religioso.
Occorre, tuttavia, fare alcune precisazioni. Innanzitutto in questa cifra si inseriscono anche i beni situati nel territorio italiano ma di proprietà del Vaticano che, essendo uno Stato straniero, non è soggetto al pagamento dell'Imu. Si tratta degli immobili di proprietà delle Congregazioni della Santa Sede, molti dei quali situati a Roma, soprattutto alcuni immobili del centro storico, come quelli appartenenti a Propaganda Fide che, da sola, conta circa 950 beni tra terreni e fabbricati, e all'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica.
Tolte dunque le proprietà del Vaticano che in base all'Accordo tra Santa Sede e Repubblica italiana rivisto nel 1984 sono esenti dal pagamento di tasse - restano le proprietà ecclesiastiche che fanno riferimento alla Chiesa italiana. Ma anche in questo caso occorre effettuare una distinzione, che riguarda il tipo di attività svolta. I fabbricati destinati esclusivamente all'esercizio pubblico del culto o alle attività connesse sono esenti dal pagamento dell'Imu, in base a quanto previsto dalla normativa italiana e anche dalla legge di stabilità 2016. Questo vale per tutte le confessioni religiose, per le chiese cattoliche come per le sinagoghe fino ai centri islamici.
Diverso è invece il caso dei beni di proprietà della chiesa che vengono utilizzati per altre attività. Difficile stilare un elenco delle proprietà immobiliari ecclesiastiche di questo tipo: in questo campo rientrano, ad esempio, gli istituti religiosi utilizzati come alberghi e strutture di ospitalità per turisti e pellegrini, ma anche le scuole cattoliche, le case di riposo e gli ospedali, i conventi e i monasteri. In tutte queste strutture è previsto il pagamento dell'Imu quando si svolge attività commerciale.
Alcuni mesi fa, in una intervista alla portoghese Radio Renascença, Papa Francesco aveva sottolineato che «un convento religioso è esentato dalle imposte, però se lavora come un albergo deve pagare le tasse». Secondo il gruppo Re, che da sempre fornisce consulenze nel settore immobiliare agli enti religiosi, circa il 20% del patrimonio immobiliare in Italia è in mano alla Chiesa, con un valore superiore a mille miliardi di euro. Se a questo patrimonio si aggiunge quello detenuto all'estero, con circa 700mila complessi tra parrocchie, scuole e strutture di assistenza, la stima potrebbe raddoppiare.
Un caso particolare riguarda le scuole cattoliche: secondo quanto riportato nel rapporto del Centro studi per la scuola cattolica relativo all'anno 2013-2014, sono oltre 8.700 le scuole paritarie, da quelle dell'infanzia fino a quelle di secondo grado, frequentate da oltre 667mila alunni. Le scuole vengono gestite per la maggior parte dalle Congregazioni religiose, ma anche dalle parrocchie (circa il 30% delle scuole dell'infanzia paritarie) e negli ultimi anni anche da molte associazioni, fondazioni e cooperative.
Qui occorre chiedersi se la richiesta di una retta per frequentare una scuola che non riceve adeguati sussidi dallo Stato possa essere considerata una forma di attività commerciale. E pertanto se l'ente gestore sia chiamato a versare l'Imu oppure no.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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